'Violenza sulle Donne: Intervista alla Dott.ssa Sabrina Pontrelli e all’APS Associazione Opportunità alla Pari' - Infoes...

'Violenza sulle Donne: Intervista alla Dott.ssa Sabrina Pontrelli e all’APS Associazione Opportunità alla Pari'

'Violenza sulle Donne: Intervista alla Dott.ssa Sabrina Pontrelli e all’APS Associazione Opportunità alla Pari'

IN BREVE:

  • La Violenza sulle Donne: focus sulla problematica
  • Le Donne e l’illusione dell’Amore
  • Le sofferenze che subiscono
  • Il gentile contributo dell’associazione APS Opportunità alla Pari
  • Intervista alle dieci donne dell’associazione
  • Conclusioni

La Violenza sulle Donne è una delle problematiche più evidenti su cui, solo da alcuni anni, si è riusciti a discuterne maggiormente. Sono stati fatti dei passi importanti che hanno permesso di istituire anche una giornata dedicata agli abusi e alle violenza di cui, spesso, la Donna è vittima e, nel contempo,ne è anche silente.

Sature di un’illusione che associano all’Amore, le Donne celano la triste realtà che vivono con il desiderio che, un giorno, quella angosciosa situazione che le affligge possa mutare e divenire condivisione di affetto. Una profonda profusione di carezze, baci, dolcezze e attenzioni chem purtroppo, per queste Donne vittime di sofferenze e atrocità, non potrà mai giungere in quanto il loro uomo, il loro carnefice è innatamente violento (o ciò è diventato a causa di alcune vicissitudini che nella sua vita lo hanno reso tale). Ma tutto questo non può essere una giustificazione, non può può essere motivo di afflizione nei confronti di una persona che vorrebbe condividere la sua vita con un’altra in totale armonia e Amore, non può essere il monito che spinge l’uomo a sfogarsi in tale modo sia con la sua Donna che con chi lo circonda.

Per tale motivo, abbiamo deciso di fare luce su tali vicende approfondendo tale problematica con le dieci Donne dell’associazione APS Opportunità alla Pari che hanno gentilmente risposto alle nostre domande. Un modo questo che può essere d’aiuto a tutte quelle Donne che rimangono in silenzio o che, ancora oggi non riescono a riconoscere l’uomo sbagliato che non riesce a provare Amore.

 

La Violenza sulle Donne è, certamente, una problematica che, fortunatamente nel corso degli anni, ha avuto anche un notevole risalto mediatico. Quando decidi di avvicinarti e aiutare le Donne che sono vittime di violenza e abusi?

‘Il mio avvicinamento non ha una vera e propria ‘data’, perché mi è venuto spontaneo. Vedere una Donna che soffre o sta male per la violenza e gli abusi subiti è sempre un grande dolore e, per tale motivo, ho pensato che la cosa più opportuna e utile da fare era, appunto, quella di aiutarle in qualche modo. L’omertà e la paura di parlare e raccontare ciò che si subisce sono ancora due fattori troppo presenti, occorre agire subito e nell’immediato. Sono questi i fattori che mi hanno indotto ad avvicinarmi alle Donne e ad aprire loro le porte verso un mondo nuovo, verso un futuro migliore, verso una vita che non accetta e non concepisce alcuna forma di violenza. Da questi presupposti nasce l’associazione che si compone di dieci Donne, ognuna delle quali vive n un Comune diverso della provincia di Taranto. Ci siamo conosciute in ambito istituzionale., quando ero Presidente della Commissione provinciale alle PO. Poi, nel 2022 gli scenari cambiano decidiamo di portare avanti le nostre attività attraverso l’associazione. Alcune di noi, oggi, ricoprono ruoli istituzionali, ma siamo tutte impegnate’

 

Secondo te, cosa rende una Donna così fragile e inerme?

‘Il discorso, ovviamente, è molto ampio e risulta piuttosto complicato e difficile sintetizzare senza rischiare di scivolare nelle ovvietà, anche perché ogni caso deve essere trattato nella sua unicità. Tuttavia, si può dire che ci sono dei fattori generali importanti di cui bisogna tenere sempre conto. La società si evolve sempre più rapidamente e, di pari passo, occorrerebbe rivedere i modelli di famiglia tradizionale e di rapporto di coppia in un’ottica diversa dagli stereotipi culturali che, proprio perché innati, vengono tramandati in maniera inconsapevole e, per questo, sono anche i più difficili da cambiare. Quindi, senza troppi giri di parole, ancora oggi, molte giovani donne pensano che la gelosia e il possesso siano sinonimo di amore, così come nell’immaginario maschile è ancora fortemente negata l’idea di una Donna indipendente, la quale possa, tra le altre cose, decidere di propria iniziativa la fine di un rapporto, come, purtroppo, viene quotidianamente testimoniato dalla cronaca. Infine, ma non per ordine di importanza, c’è la questione relativa alla dipendenza economica. I dati sul gender gap in ambito lavorativo sono ancora molto sconfortanti e, ancora di più, quelli sulla disoccupazione femminile o sulla disoccupazione a seguito di maternità o per cure verso familiari anziani. L’insicurezza sul piano economico genera incertezza sul futuro e spesso le Donne non indipendenti restano intrappolate in rapporti tossici solo per garantire una stabilità a se stesse, ma, soprattutto, ai loro figli. Certo, occorre anche vedere la storia di ciascuna Donna, la cui fragilità può dipendere dal rapporto con i genitori e in che contesto affettivo è cresciuta; tutti dati necessari utili per comprendere il livello di autonomia e di autostima che sono alla base della capacità di reagire di ognuna’

 

Perché, spesso, una Donna preferisce tacere e, quindi, subire in silenzio nascondendo i segni e le cicatrici di quello che l’uomo le fa?

‘La scelta di una Donna di rimanere in silenzio di fronte alla violenza subita è un fenomeno complesso e multifattoriale.

Alla base ci possono essere svariati motivi che possono influenzare questa dolorosa decisione:

  • Paura di eventuali conseguenze: il timore di ricevere ritorsioni o ulteriori violenze da parte dell’aggressore può essere paralizzante
  • Vergogna e sensi di colpa: spesso sono proprio le vittime a sentirsi, in qualche modo, responsabili dell’abuso subito
  • Isolamento: l’abusante può portare all’isolamento sociale la vittima dal suo contesto di supporto, rendendo più difficile per lei chiedere aiuto
  • Dipendenza: la dipendenza economica e affettiva dall’aggressore può lasciare la vittima senza alternative percepite
  • Speranza: la speranza che l’aggressore possa davvero cambiare o l’amore che la vittima prova verso di lui può portarla a sopportare l’abuso
  • Pressioni culturali o sociali: in alcune culture, parlare di violenza domestica è ancora un tabù e, ciò, può scoraggiare le Donne che intendono parlarne
  • La poca fiducia nella giustizia: la mancata fiducia nel sistema giudiziario o nei servizi di supporto può dissuadere le vittime dal denunciare gli abusi

 

In che modo si diventa carnefice e vittima?

‘Io penso che il carnefice sia di per sé tale nel suo istinto primordiale, il quale viene dettato anche da alcune vicissitudini che intercorrono o che ha vissuto nel corso della sua vita che lo portano a essere violento, ma azioni simili non possono essere giustificate, perché ci sono molte persone (in questo caso uomini) che non hanno avuto vita facile, ma che sono in grado di rispettare la propria Donna facendola sentire unica e, soprattutto, amata. La vittima, invece, è una sorta di condizione difficile che si sta vivendo e che è influenzata da molteplici fattori, spesso il primo coincide con l’amore che acceca la visione di una Donna presa dal suo uomo e che la induce ad accettare ogni cosa, violenza compresa’

 

A tuo avviso, è davvero possibile che un uomo dica di amare la donna sulla quale sfoga tutta la sua aggressività?

‘Assolutamente no. L’amore è vita, l’amore non è mai violenza; potrebbe essere sofferenza a causa di alcune incomprensioni o futili litigi, ma che, inevitabilmente, portano la coppia ad amarsi di più, a cercarsi e a essere più unita e forte di prima’

 

Vi sono dei segnali rivelatori che possono mettere una Donna in guardia da un ipotetico partner violento?

‘La violenza ha un suo ciclo, una vera e propria spirale che potremmo sintetizzare in 3 fasi :

a) Fase  della tensione

b) Fase dell’aggressione

c) Fase della Luna di miele

Nella prima fase si cerca di colpire l’autostima della vittima utilizzando la violenza verbale o economica per mortificarla (alza la voce, le impedisce di uscire da sola o con gli amici, di avere propri interessi, vuole sempre sapere dove e con chi è, vuole leggere i messaggi o condizionare il modo di vestire, le impone di non vedere i familiari). La vittima non reagisce evitando i comportamenti che possano creare tensione

Nella seconda fase si passa alla violenza sessuale o fisica vera e propria per sottolineare il proprio potere e cercando di colpevolizzare la vittima per quanto accaduto

Nell’ultima fase il maltrattante ritorna a essere affettuoso e attento facendo credere alla vittima che sia cambiato salvo poi ricominciare nuovamente con le discussioni

Concludo col dire che alla base deve esserci la consapevolezza della donna di essere vittima di violenza, cosa non semplice a causa dell’educazione ricevuta, intrisa di stereotipi e pregiudizi per cui tanti comportamenti vengono accettati perché considerati normali da parte di un partner’

 

È sempre necessario o doveroso avvalersi dell’aiuto di un legale? Quali sono le modalità che permettono di contrastare questa problematica?

‘In presenza di violenza, ritengo sia sempre necessario avvalersi dell’avvocato per sentirsi maggiormente tutelata e avere chiarimenti circa il potenziale procedimento giudiziario previsto in questi casi. L’avvocato informa la vittima sui diritti e gli strumenti di tutela giuridica che potranno essere attivati a suo favore e a quello dei suoi figli. Risulta, pertanto, opportuno che ogni centro ascolto, casa rifugio, consultorio, ospedali e servizi sociali possano prevedere la consulenza legale a supporto della persona offesa. Non esiste una modalità di contrasto da seguire, seppure sia necessario il protocollo di procedure da seguire condiviso da istituzioni e servizi, tale da indicare ‘chi fa che cosa’ e non avventurarsi in interventi scollegati che, alla fine, non riescono a comunicare tra loro. La gestione poi, del singolo caso richiede, invece, un sistema di interventi, anche importanti in termini di portata ed  effetto, personalizzato, perché nel fenomeno sociale della violenza vi sono le distinte peculiarità di quel singolo contesto e della condizione in cui viene presentata la problematica. La criticità maggiore è data, a mio avviso, dalla difficoltà che, a volte, si riscontra nel momento in cui si cerca di integrare la prassi procedurale con le caratteristiche di ciascun caso, uno diverso dall’altro, ognuno con bisogni e condizioni differenti. In ultima analisi, ritengo che vada colmato quel vuoto di intervento che si crea dal momento della denuncia al momento dell’azione giudiziaria, ovvero dal momento della rottura di una relazione tossica all’epilogo dato dall’ultimo atto violento perpetrato dall’aggressore’

 

Oggi come oggi, sono ancora molte le voci inespresse? C’è ancora timore di parlare?

‘Ritengo che, ancora oggi, ci sia molta reticenza e timore a parlare e denunciare sia per una questione sociale che, soprattutto, per timore di non avere sufficiente protezione. Il fenomeno è ancora abbastanza sommerso, non solo in termini di denunce, ma anche per ciò che concerne il semplice fatto di poter raccontare e/o cercare aiuto. Nonostante i vari interventi legislativi che hanno, certamente, fornito un importante sostegno alle Donne, tante e troppe sono le violenze (in particolar modo quelle domestiche) taciute. Penso che una percentuale considerevole sia tra le minorenni e le extracomunitarie, categorie da proteggere poiché vulnerabili in quanto, spesso, la vergogna e il timore di non essere credute, le induce a non raccontare. Un altro ostacolo per le Donne e, in particolare per le suddette categorie, è rappresentato dalla non conoscenza dei centri anti-violenza o addirittura dal non sapere che stanno subendo un reato. Tra queste vi sono, quindi, le minorenni così come le Donne provenienti da paesi stranieri, magari poco integrate, che non conoscono la lingua del paese che le ha accolte oppure perché la cultura di provenienza le ha fatto credere che sia giusto che l’uomo (il padre, il marito o fratello) decida per loro, come anche scelga chi e quando sposare. Per questi motivi, è importante che le istituzioni trasmettano messaggi sulle azioni violente e i servizi dedicati per fornire aiuto’

 

Si ha più timore di amare o di essere giudicati?

‘Questa domanda è alquanto interessante anche se complessa. Noi viviamo in un’epoca dominata dai social e dall’ossessione dell’apparire. Di conseguenza, le nuove generazioni (ma non solo) danno molta, moltissima importanza al giudizio degli altri e a come si viene visti dall’esterno.

Molto più semplice e meno faticoso (si fa per dire) è amare’

 

Attualmente, che valenza ha l’amore e cos’è l’amore?

‘L’amore è il rispetto per l’altro, è gioire delle gioie dell’altro, è sostenere l’altro nelle difficoltà. Ma, tutto questo, è possibile solo quando si esce dalla dimensione del proprio ego per inglobare e accettare nella propria vita l’esistenza di un’altra persona e le sue diversità. E se ragionassimo con una visione più ampia ed estesa, ci accorgeremmo che amare l’altro significherebbe trovare il rimedio più efficace per la pace tra i popoli. In conclusione, l’amore lo potremmo definire come il giusto antidoto contro una società violenta’

 

                                                          ‘L’amore è opposto alla morte, esso solo, non la ragione, è più forte di essaThomas Mann.