Tricostarc, la tricologia solidale nel mondo dell’oncologia
IN BREVE:
- Il lavoro della Tricostarc e il significato della tricologia solidale
- I progetti messi in campo dalla Tricostarc e la protesi autologa
- La forza della vita: il racconto di Monica
La tricologia solidale come fonte primaria di altruismo, amore e benevolenza nei confronti di chi necessita e si sottopone a determinate cure che indeboliscono le cellule o i tessuti del nostro corpo. Nel caso specifico, la Tricostarc si mobilita in tal senso, fondando le sue radici su un’ideologia che pone al primo posto il benessere altrui o, per meglio dire, lo stato emotivo e psicologico di alcuni pazienti che, purtroppo, sono costretti a fare i conti con delle cure che alterano l’aspetto fisico. Facciamo riferimento ai pazienti oncologici che, come ben sappiamo e possiamo immaginare, devono subire dei trattamenti che tendono a modificare l’esteriorità dell’individuo, come la perdita dei capelli che sono un dono prezioso concessoci dalla nascita.
La Tricostarc e la tricologia solidale: un impegno ammirevole e simbolico
L’impegno della Tricostarc potrebbe essere paragonato simbolicamente a una sorta di aiuto etereo che si concretizza tra le persone per permettere a determinati pazienti di ‘rinascere’ sotto il profilo estetico che, oggi come oggi, diviene alla base di tutto e, in particolar modo, dei rapporti sociali. Un (re)inserimento nella società che, talvolta, esclude, discrimina o bullizza i pazienti o le persone che presentano delle ‘differenze’ estetiche a cui, spesso e volentieri, non tutti sono abituati per questioni legate a una stato di salute ottimale. Certo, questo non deve essere compreso come rimprovero, ma come una sorta di lezione morale che l’azienda in questione fornisce a coloro che non comprendono il disagio dei pazienti che si sottopongono a cure che stressano corpo, mente ed emotività.
Da qui viene concepito l’elemento fondamentale, dunque la colonna portante della Tricostarc: la solidarietà, la quale permette di contribuire a lenire e ad aiutare il prossimo che subisce angherie ed è costretto a essere ‘vittima’ di soprusi che rattristano l’individuo, soprattutto a livello emotivo.
I progetti Tricostarc
La Tricostarc è vicina a chi ha bisogno e, in questo processo di altruismo, ha messo in campo una miriade di progetti tra i quali primeggia quello rivolto ai pazienti oncologici. Purtroppo, questi ultimi sono spesso soggetti alla perdita dei capelli a cause delle cure (trattamenti salvifici) a cui si sottopongono. Da qui l’importanza dei capelli che, nel momento in cui si perdono, fa mutare la percezione di sé, generando, al contempo, sofferenza, disagio e mancanza di volontà nel confrontarsi con il prossimo o uscire anche per fare una semplice passeggiata.
Talvolta, a tale condizione che sopprime l’essere umano si accosta anche la mancanza di supporto dettata dalla propria condizione economica che non permette di sostenere delle spese aggiuntive che, in questo caso, si traducono in acquisto di parrucche o ausili protesici (in quanto sono divenuti dei veri e propri dispositivi medici) e che vengono forniti dalla realtà dianzi menzionata in modo del tutto gratuito.
Tra i progetti di maggiore rilevanza emerge ‘La Banca della Parrucca’ presente in alcuni nosocomi di Roma. Inoltre, la peculiarità della Tricostarc è la realizzazione di una protesi autologa, cioè una parrucca composta dai propri capelli che vengono raccolti prima che la paziente incomincia la chemioterapia. Un lavoro certosino a cui viene associato anche un servizio fotografico di spessore che si traduce in un calendario annuale con i volti delle pazienti oncologiche che si sottopongono alle terapie note. Un simbolismo forte in quanto la fotografia rappresenta il segno dell’immortalità che, in questo caso, immortala la bellezza delle pazienti che sono testimoni di quello che vivono e dell’aiuto concreto che ricevono da parte dell’azienda in questione.
La storia di Monica
Nel corso dell’evento Infoestetica Day, emergono anche numerose testimonianze tra cui quella di Monica che raccontato come a 30 anni abbia scoperto, tramite il suo oncologo, di avere un tumore al seno. Un duro colpo, soprattutto se si considera la giovane età della donna che ha dovuto convivere con la scoperta di avere un brutto male a un’età in cui le priorità sono ben altre. E, invece, la donna di oggi ha illustrato in che modo abbia preso la notizia (molto male) decidendo di chiudersi in se stessa e allontanandosi da tutti (difatti, ha ammesso di aver perso gli amici in quanto non le stavano vicino). In sostanza, la giovane Monica si ritrovò ad avere vicino a lei solo la sua famiglia e il suo fidanzato dell’epoca. La donna si è ritrovata a seguire mesi di terapie che, come possiamo immaginare, l’hanno portata a perdere i capelli, ma anche le sopracciglia, modificando la morfologia del suo essere donna. Una condizione difficile ad accettare, soprattutto se consideriamo il fattore anagrafico e, dunque, la giovane età della signora che avrebbe dovuto fare i conti con il cambiamento del suo aspetto fisico. Una giovane donna cresciuta, molto probabilmente, troppo in fretta (sebbene non esista un’età giusta per combattere un male di cotanta rilevanza) e che, ancora oggi, si sottopone a cure e terapie visto che il tumore si ripresenta in varie forme. Difatti, la stessa ha ammesso senza vergogna e con un bellissimo sorriso quasi simbolico e, per certi versi, incoraggiante di aver usufruito della protesi autologa (la parrucca) fornita gentilmente da Giusy della Tricostarc. Infine, giunge la morale o, per meglio dire, l’insegnamento della testimone: occorre sorridere e ironizzare anche sulla propria malattia cercando di rimanere se stessi senza nascondersi, perché la cosa principale è proprio questa, ovvero essere se stessi per stare bene (anche con gli altri).
La vera cura? Sorridere alla vita senza mai celare la propria identità!