Speciale obesità
• L’obesità colpisce l’11% della popolazione, la chirurgia bariatrica può essere la soluzione
• Divisione biliopancreatica, bendaggio gastrico, sleeve gastrectomy e bipass gastrico: scopriamo i principali interventi anti obesità
• Rieducazione alimentare e sussidio psicologico: quando la chirurgia, da sola, non basta
La chirurgia bariatrica nasce per la cura per l’obesità ed è riconosciuta dal sistema sanitario nazionale perché interviene contro una delle patologie più importanti, che colpisce circa l’11% della popolazione. Ne abbiamo parlato con il dr. Innocenzo Bertoldi, Primario di Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’ospedale S. Pertini di Roma.
Come si fa a stabilire se si ha a che fare con un caso di obesità?
«Il modo più semplice per stabilirlo è basarsi sulla bmi (indice di massa corporea) ovvero il rapporto tra peso e altezza. Quando si superano alcuni parametri specifici, si inizia a parlare non più di sovrappeso ma di obesità».
Ci sono particolari caratteri fisici e psicologici che il candidato ideale a questo intervento deve presentare?
«È importante, innanzitutto, tenere a mente che non è possibile accedere direttamente alla chirurgia bariatrica.
Il paziente che si rivolge alla clinica verrà seguito in un iter di preparazione all’intervento così strutturato: sussidio psicologico, anche per poter affrontare il post operatorio che non è sempre semplice, e rieducazione alimentare. Prima di effettuare l’intervento bisogna analizzare il paziente con enorme scrupolo diagnostico per valutarne l’idoneità in base alle condizioni, ad esempio, del fegato e del cuore. Una volta raggiunta, si può procedere con l’intervento».
La chirurgia bariatrica racchiude diversi tipi di interventi, quali sono i principali?
«Negli ultimi anni si opta sempre per la divisione biliopancreatica, il bendaggio gastrico, la sleeve gastrectomy e il bipass gastrico».
Scopriamoli nello specifico
«La divisione biliopancreatica, anche denominata scopinaro, fu il primo intervento per far fronte all’obesità e consiste nel tagliare un pezzo di intestino che viene unito allo stomaco, così che gli alimenti transitino più velocemente nel colon, avendo meno tempo per essere assorbiti. Questo tipo di intervento è detto “di malassorbimento”. Il bendaggio gastrico è un intervento di tipo restrittivo che limita l'introduzione del cibo mediante un'azione di tipo meccanico in cui viene ridotta la capacità dello stomaco. Questo è ottimo per due fattori: se ne riduce la capienza e si taglia via il pezzo di stomaco che secerne il cosiddetto ormone della fame: entrambe sono funzioni indispensabili per aumentare il senso di sazietà.
Il bypass gastrico è un bypass, appunto, tra lo stomaco e l’intestino dove viene conservata una piccolissima parte dello stomaco iniziale e unita ad un tratto d’ intestino. Lo stomaco non viene tagliato, ma isolato dall’esofago. Dunque non gli arrivano gli alimenti ma continua la sua attività secretoria. È aggravato da minor complicanze infatti è stato uno degli interventi maggiormente scelti per molti anni, successivamente soppiantato dalla sleeve gastrectomy che presenta ancor meno complicanze post operatorie. La sleeve gastrectomy è un intervento che porta via circa 4/5 dello stomaco con il fine di renderlo a forma di manica- da qui il termine sleeve - quindi una prosecuzione tubica dell’esofago e non una sacca».
La scelta tra questi interventi da cosa può dipendere?
«Sicuramente dalle condizioni anatomiche, fisiologiche e psicologiche del paziente».
Quali sono gli accorgimenti da osservare per approcciare a questo tipo di intervento?
«È fondamentale la rieducazione alimentare del paziente, anche per evitare eventuali complicanze successive all’intervento, e soprattutto è di indispensabile importanza rivolgersi sempre agli esperti del settore.
Ritornare alla vita sana si può!»