Psicologia

Coppia, crisi dopo la nascita del primo figlio? Ecco come scongiurarla!

In Breve


Molti rapporti di coppia entrano in crisi dopo la nascita del primo figlio. Vediamo perché e come rimediare al problema con la psicoterapeuta Paola Pompei:
• L’arrivo di un bambino può essere motivo di forte tensione per entrambi i partner: la donna deve fare i conti con i cambiamenti emozionali, fisici e spirituali che vive dopo il parto; l’uomo è un semplice spettatore della gravidanza e viene improvvisamente catapultato dal ruolo di amante a quello di padre con tutte le responsabilità che questo impone
• Molti uomini entrano in crisi con la propria compagna già dopo averla vista partorire. Il motivo? Hanno difficoltà a coniugare la madre con la donna
• Bisogna prepararsi a diventare genitori con un percorso psicologico che insegni all’uomo a diventare un vero supporter della donna dal momento del parto fino alla nascita e alla crescita del figlio
• I fattori di rischio per la coppia? La riduzione della sessualità, l’assenza ed i silenzio. Il dialogo, la condivisione degli stati d’animo è la vera arma contro ogni insidia
• Gli errori da evitare? Trascurare se stessi e l’identità della coppia. È importante anche limitare le ingerenze delle famiglie d’origine. L’educazione di un figlio deve essere esclusiva dei genitori
• Bisognerebbe fare dei tagliandi periodici per monitorare lo stato di salute della coppia

Dr.ssa Paola Pompei

Diventare genitori può rappresentare un serio problema se questo importante momento viene affrontato con superficialità e poca consapevolezza. La nascita del primo figlio può infatti sconvolgere gli equilibri di coppia al punto tale da metterla fortemente in crisi. Ne abbiamo parlato con la psicoterapeuta Paola Pompei per capire i fattori di rischio e gli errori da evitare per scongiurare una possibile rottura…

Dottoressa, com’è possibile che un evento così bello come l’arrivo del primo figlio possa trasformarsi in uno traumatico, a volte anche killer per la coppia?
«Che la nascita di un bambino sia esclusivamente una benedizione è una storia che c’hanno inculcato come tante altre. In realtà l’arrivo di un figlio, oltre a regalare felicità ai neogenitori che magari lo hanno desiderato molto, può anche rappresentare un momento di forte criticità per entrambi i partner. La donna può entrare in crisi perché il suo mondo emozionale, fisico, spirituale muta completamente dopo il parto. Il corpo cambia: non è più quello di prima di rimanere incinta e non è quello della gravidanza. Fare i conti con la nuova fisicità può portare ad una serie di problematiche come la famosa depressione post partum. L’uomo invece, vivendo da spettatore tutto il periodo della gravidanza e non potendo godere dei momenti magici che questa regala, si trova di punto in bianco un nuovo elemento che si insinua all’interno della coppia e vede il suo ruolo trasformarsi da semplice partner a padre, con tutte le responsabilità che questo impone. Durante la gravidanza tutte le attenzioni di chi sta intorno alla coppia sono per la donna e quando il bambino nasce arrivano le difficoltà come notti insonni, sessualità ridotta etc...»

E tutto questo comporta anche tradimenti e l’inizio di relazioni extraconiugali…
«Esattamente. Addirittura molti uomini entrano in crisi con la propria compagna già dopo averla vista partorire, perché hanno difficoltà a coniugare la madre con la donna. Per l’uomo può essere molto disturbante vedere che una parte del corpo, proprio quella votata esclusivamente all’ingresso maschile ed alla sessualità di coppia, può essere invasa da un altro essere ed accompagnata da sangue, dolore e sofferenza. La verità è che purtroppo la nostra società non educa gli uomini alla cura del rapporto e così scappano, rifugiandosi tra le braccia di un’altra donna».

È possibile secondo lei prepararsi a diventare genitori per evitare tutte le possibili insidie?
«Assolutamente sì! Bisognerebbe insegnare ai partner a diventare genitori attraverso un percorso psicologico in cui diventa fondamentale sottolineare il ruolo dell’uomo che non deve essere fisico ma di supporto alla donna in tutte le fasi, dalla gravidanza fino all’arrivo e alla crescita del figlio. Quando organizzavo i corsi di preparazione al parto facevo partecipare gli uomini anche alle prove di travaglio, alla respirazione, alle spinte perché solo cercando di comprendere e di memorizzare cosa andava fatto avrebbero potuto essere dei reali supporter al momento del parto vero. Insistevo anche molto sul fatto che dopo la nascita del bambino l’uomo potesse diventare il perno del nuovo nucleo familiare, cosa fondamentale per evitare che si senta messo da parte e che cerchi fuori casa una conferma della sua virilità ed importanza».

Quali sono i fattori di rischio, i reali campanelli d’allarme che devono mettere in allerta la coppia?
«Prima di questo io partirei da quello che può aiutare, ovvero il dialogo, la condivisione degli stati d’animo. Dire al proprio partner come ci si sente, quali sono gli aspetti della coppia che lo turbano, può essere un’arma molto potente contro qualsiasi insidia. Il problema è che molte coppie non sanno che la nascita di un figlio può minare la loro serenità e proprio il fatto di non esserne a conoscenza porta entrambi i partner a viversi le difficoltà nel proprio intimo. Il primo campanello d’allarme è la riduzione della sessualità, il fatto di non cercarsi fisicamente come prima e di non trovare più così tanto appagante il contatto con l’altro. Inoltre anche l’assenza, i silenzi devono mettere in guardia. È difficile cogliere questi segnali perché molto spesso il figlio ha la capacità di calamitare su di sé tutte le attenzioni possibili per cui ci si dimentica della vita di coppia senza neanche accorgersene».

Quali sono quindi gli errori da evitare per salvaguardia il rapporto a due?
«Trascurare se stessi e l’identità di coppia. Dico sempre che prima esistiamo come persone, poi in una storia d’amore ed in ultimo nella famiglia come genitori. Per questo è fondamentale non stravolgere troppo le proprie abitudini dopo l’arrivo di un bambino: è necessario ritagliarsi degli spazi personali e di coppia in cui il piccolo non c’entra, per uscire con gli amici, andare al cinema, a cena fuori con il proprio partner, esattamente come accadeva prima di diventare genitori, ovviamente nei limiti del possibile. È un errore stare sempre con il bambino e fare tutto insieme a lui, trascurando così se stessi e la coppia. Un altro comportamento da evitare è escludere completamente l’uomo dall’essere genitore e dall’avere un rapporto esclusivo con il figlio. Il ruolo paterno è fondamentale, va sostenuto e difeso. Attenzione anche all’ingerenza delle famiglie d’origine. Quando arriva un figlio la mamma, la suocera, tutti si sentono autorizzati ad elargire consigli ai neo genitori, invadendo anche la loro casa, cosa che soprattutto gli uomini tollerano poco. L’educazione di un figlio deve essere esclusiva dei genitori senza nessuna intromissione esterna».

Abbiamo parlato dei fattori di rischio e degli errori. Come bisogna comportarsi invece quando la coppia è già in crisi per evitare la rottura definitiva?
«Anche qui il dialogo è fondamentale magari ricorrendo ad un consulente che può aiutare ad invertire la rotta e a far capire come modificare quei comportamenti fallimentari che hanno portato alla crisi. Io auspicherei che si vada da un esperto periodicamente per tenere sotto controllo lo stato di salute della coppia, esattamente come si va dal pediatra per monitorare quello del bambino. Sarebbe una buona abitudine che tutti i partner dovrebbero adottare per stare in armonia, imparando a raccontarsi soprattutto gli aspetti negativi del rapporto a due. Identificare i problemi è il vero passo per crescere insieme».


di Maria Lucia Panucci