Quando la passione, la cultura e la bellezza sono sinonimo di ricchezza, Intervista a Karima
IN BREVE:
- Il concerto di Karima e Walter Ricci al Canneto Beach di Leporano
- Il ritorno al passato e la rivisitazione del cantautorato italiano
- Il rapporto con il pubblico
- La storia della sua vita
- Le sue origini, l’estetica, la cultura e la concezione dei cicli energetici
- Il suo primo libro
- L’esperienza ad Amici e al Festival di Sanremo
- Una perla di saggezza
Arte, musica, spirito e cultura, in poche parole Karima. È lei che, assieme a Walter Ricci, ha incantato una splendida e stellata serata d’agosto andando in scena presso il Canneto Beach di Leporano. Un luogo dove la bellezza si sposa con la suggestiva ebbrezza di chi freme all’idea di poter ascoltare della buona musica mentre, tra una deliziosa portata e un buon bicchiere, si lascia trasportare e cullare dalle onde e dal profumo del mare. Eleganza, classe e ricercatezza per un ritorno al passato, per elogiare la musica o, per meglio dire, il cantautorato italiano (quello che non tramonta mai) in un concerto vintage e ricco di emozioni. Karima ha stregato tutti sia con la sua voce che con il suo fascino, ma anche con la sua storia che ci ha gentilmente raccontato aprendosi come un libro, proprio come quello di cui lei è autrice. La forza di una pantera racchiusa nel fascino femminile di una donna che rappresenta diverse culture e che, nonostante alcune vicissitudini che la vita le ha presentato, è stata in grado di cogliere l’essenza di tali sfaccettature cogliendone il lato positivo. Da qui, la spiritualità, la passione, la musica e l’amore per le sue radici illustrate in un mix di energia esplosiva che le permette di coinvolgere il pubblico e chi le sta vicino.
Il concerto di Karima ‘Due voci e un piano’.
In che modo andrai a deliziare il pubblico?
‘Stasera sarà una serata speciale in quanto la collaborazione con Walter Ricci è nata proprio nel corso dell’anno, per cui siamo in fase di rodaggio. È una collaborazione che attendevo da tempo perché Walter, oltre a essere una persona con la quale c’è una stima reciproca, è anche un artista con il quale ero solita incontrarmi nel backstage o nei camerini dei vari festival e, puntualmente, ci promettevamo di fare qualcosa assieme’
Per quanto concerne il repertorio, vi siete trovati d’accordo sin da subito?
‘Siamo stati d’accordo sin da subito. Quando ho incominciato a lavorare con Walter gli ho detto ‘Io ci vedo come Tony Bennet e Lady Gaga’ nel senso che non ci sono due voci così in Italia. L’obiettivo della nostra collaborazione è stato quello di ridare valore e rivalutare quello per cui siamo famosi nel mondo, ovvero: la bella melodia, il bel canto e l’essere romantici. Invece oggi, per svariati motivi, anche l’Italia sta andando verso la trap, l’hip hop e sembra che una cantante debba necessariamente urlare e non giocare con le dinamiche delle note basse o profonde e, quindi, vogliamo ritornare un po’ alle nostre radici. Non dobbiamo mai dimenticarci da dove partiamo, in quanto noi partiamo da Napoli, da una Sofia Loren, da un Domenica Modugno che hanno riscosso un gran successo in tutto il mondo, ma con la semplicità e la bellezza della melodia dove si cantava e non si faceva finta di cantare’
Quindi, potremmo affermare che si tratta di una sorta di rivisitazione del cantautorato italiano?
‘Assolutamente sì. C’è chiaramente del jazz che è il genere musicale che accomuna me e Walter, c’è il cantautorato italiano di altri tempi come ‘Breve Amore’, ‘Parlami d’amore Mariù’, ‘Tu si ‘na cosa grande’, ‘Mambo Italiano’, quindi ascolterete un concerto vintage’
Quant’è importante il rapporto con il pubblico?
‘Fondamentale. Io, come tanti di noi, abbiamo sofferto tanto la pandemia perché c’è stata questa perdita di contatto con il pubblico. Personalmente direi che per me è linfa vitale, quindi, quando faccio un concerto e mi applaudono, è come se mi caricassi. Potrei stare anche tre o quattro giorni senza fare concerti perché quella carica, quegli applausi, quel calore si protraggono nei giorni successiva al concerto e questo arricchimento è una sorta di ‘dare e avere’ di emozioni. Io dico che il concerto non lo fa l’artista, ma il pubblico. Inoltre, il concerto non è mai la stessa cosa, può essere il solito repertorio, ma in base al pubblico che hai davanti, in base alla Regione in cui ti trovi, cambia completamente’.
Quindi, una sorta di adrenalina per i live futuri?
‘Assolutamente. Sì’
Sei figlia di madre italiana e padre algerino, ma chi è realmente Karima?
‘Bella domanda. Per tanto tempo me lo sono chiesto, perché i miei si sono separati che ero molto piccola e, in un periodo della mia vita intorno agli 8-10 anni, ho sofferto perché, non avendo mai visto il mio papà dato che l’ho conosciuto all’età di 17 anni, ho passato un momento della mia vita in cui credevo di essere stata adottata, perché avevo un fratello e una sorella più grandi ma nati da un matrimonio precedente, per cui erano tutti bianchi (mio fratello, mia sorella, mia madre) e io ero l’unica scura della famiglia e (in famiglia) questo papà non si vedeva. Quindi mi chiedevo ‘ma siamo sicuri che questo papà c’è o mi hanno adottata?’. Si tratta di una fase dolorosa legata all’abbandono e c’è un’altra fase intorno ai 6/7 anni quando mi prendevano in giro alle elementari proprio perché ero scura e io ci rimanevo malissimo perché io mi sentivo bianca, cioè mi vedevo scura ma essendo nata e cresciuta in Italia, avendo una mamma e dei fratelli bianchi e non avendo conosciuto l’altra parte della famiglia in Algeria, io mi reputavo bianca. Quindi, dei passaggi di dolore e di accettazione ci sono stati, ma non di accettazione di Karima, perché io mi sono sempre accettata. Era più il confronto con l’esterno che ti giudica, ma per fortuna sono sempre stata forte e sono sempre stata dell’idea che ‘chi mi ama, mi segue’. Non sono mai stata vittima di bullismo o cose simili, anzi spesso mi è capitato di difendermi per giuste cause. Alla fine, con il tempo, ho compreso che questa contaminazione (in quanto ho anche i nonni egiziani da parte di papa’) era solo una ricchezza e, più vado avanti, più sono contenta che sia andata così’
Dunque, sei anche un mix di culture che riproponi anche a livello estetico?
‘Esatto, perché inevitabilmente chi mi guarda non pensa che venga da Belluno o da Trento perché, comunque, i tratti somatici, il colore della pelle, le spalle larghe, la fisicità (mio padre è il classico africano che non ha mai fatto palestra ed è fisicatissimo) perché abbiamo una texture diversa della pelle, dei muscoli, quindi fisicamente non sono proprio italiana, ma sono italiana al 100% (ride ndr.)’
Secondo te, quanto può essere importante l’estetica nel mondo di oggi per rapportarsi agli altri?
‘È vero che l’abito non fa il monaco, però, purtroppo, come è facile denotare anche nel mondo della televisione italiana è così. Invece, se tu provi ad accendere la televisione americana puoi trovare davvero il talento e non necessariamente quello che rappresenta il canone italiano: magra, alta e ‘gnocca’. Difatti, possono pure avere un certo peso, ma hanno anche una voce pazzesca e, invece, in Italia siamo ancora legati all’aspetto fisico di una persona’
Di recente hai scritto anche un libro, una favola per bambini, in che modo ti sentiresti di raccontarci questa tua nuova esperienza e questo tuo esordio?
‘Questa è stata veramente una sorpresa, perché mai avrei pensato di scrivere un libro nella mia vita, concepita sulla base di questa relazione particolare relativa alla scoperta di questo papà lontano. L’idea è nata nel mio viaggio verso l’Algeria, difatti ‘Il Viaggio di Frida e Dario’ racconta di questa bambina (ho usato il nome di mia figlia) che è andata a cercare le proprie radici. Durante questo viaggio incontra 7 animali che sono 7 personaggi fantastici legati a 7 colori che sono i 7 chakra (cicli energetici) - segue una breve postilla sul suo recente percorso di studi - Mi sono diplomata recentemente e sono insegnate di yoga a livello europeo, perché ho fatto tutto un lavoro sul respiro, sull’Ajna, sul corpo proprio in relazione al canto in quanto, poi, faccio delle masterclass. Sono stata per quattro anni docente al conservatorio di Rovigo, avevo la cattedra pop, poi, però, il tanto lavoro non mi permette di seguire un conservatorio tutte le settimane e, quindi, ho ideato questa formula che sono queste masterclass dove riesco a trasferire, in un week-end, a un gruppo di persone la mia esperienza più le tecniche con cui io, in tutti questi anni, ho lavorato tra cui il cantare con il corpo. Difatti, spesso si pensa che al canto sia legata alla voce, invece esistono anche una postura, il diaframma, il respiro, il corpo che non devono essere assolutamente trascurati. E, quindi, in questo libro si racchiude la mia storia personale, la mia passione per la musica perché è un libro, ma anche un audio-libro in quanto, in ogni capitolo, c’è un QR CODE dove ci sono io che racconto il libro ed è musicato. Inoltre, ogni chakra, quindi ogni ciclo energetico, ha la sua nota fondamentale, infatti 7 sono i chakra, 7 sono le note e, quindi, ho fatto comporre un’ouverture musicale per ogni capitolo che va a stimolare quel chakra, mentre io racconto la storia, in più c’è una canzone inedita all’inizio del libro’
Un breve ritorno al passato: la tua esperienza ad Amici e al Festival di Sanremo come li ricordi?
‘Sono due esperienze completamente diverse e due emozioni completamente diverse. Quella di Sanremo è da panico perché il peso di tutti i personaggi che ci sono passati si sente, come anche il fatto di sapere di essere in mondovisione è una cosa molto forte. Invece, ad Amici, Karima era proprio grezza - un diamante grezzo - esatto. E quando mi guardo in qualche video mi dico ‘quanto vorrei essere quella cosa lì ancora’, perché lì non avevo proprio filtri, come un bambino che quello che vuole lo chiede e lo fa. E poi crescendo, le inibizioni, il fatto di dover essere in una certa maniera in un certo mondo, certamente va a smussare tanti lati. Ma lì ero proprio la pantera che saliva sul palco e non si curava dei giudizi, dei commenti, avevo 17 kg di più, ballavo convinta di essere una grande. Ogni tanto vorrei riavere quella così, la vado a cercare, la trovo, ma ormai è troppo smussato questo diamante’
Infine, qual è il consiglio che ti sentiresti di dare ai giovani che vorrebbero interfacciarsi con il panorama musicale?
‘L’unico consiglio veramente valido è quello di fare ciò che si sente, in quanto oggi si fa musica e si fa spettacolo per quello che, poi, successivamente arriva: successo, soldi, fama, visualizzazioni, like, ma la forza risiede in un’altra parte. La forza risiede nel ‘ma perché io faccio questo? Qual è il messaggio che voglio mandare? E se c’è veramente da raccontare qualcosa’, quindi consiglierei di farlo perché la musica è bella perché si può vivere anche con leggerezza, però è necessario ascoltare il proprio moto interiore’
Infine, l’arte che non tramonta mai, quella di Salvo Lupo che ringraziamo per il suo eccelso lavoro fotografico e per averci concesso, gentilmente, le diapositive scattate durante l’intervista.