Prolasso della valvola mitrale. La cura definitiva è nella cardiochirurgia robotica - Infoestetica Magazine

Prolasso della valvola mitrale. La cura definitiva è nella cardiochirurgia robotica

Prolasso della valvola mitrale. La cura definitiva è nella cardiochirurgia robotica

A 24 anni torno a fare sport, grazie alla Cardiochirurgia Robotica.

IN BREVE

  • Prolasso della Valvola Mitrale. Cura definitiva grazie all’intervento di Cardiochirurgia Robotica
  • L’approccio mininvasivo della Cardiochirurgia Robotica consente al paziente di tornare in tempo breve alla vita normale e, come nel caso di Alessia, di fare sport
  • Il dr. Alfonso Agnino è responsabile della Cardiochirurgia Robotica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo

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Alessia Galli ha 24 anni. Ha sempre amato lo sport, il suo sogno era di gareggiare in una squadra di pallavolo ma a 9 anni le viene diagnosticato un difetto congenito alla valvola mitrale, in forma già moderata. Da quel momento in poi non avrebbe più potuto praticare alcuno sport a livello agonistico. Ricorda il giorno più brutto della sua vita in cui dovette riconsegnare la borsa con la dotazione alla società sportiva della sua squadra.

Negli anni ha incanalato la sua competitività negli studi scientifici, arrivando oggi ad un passo dalla Laurea Magistrale in Fisica Teorica all’Università degli Studi di Milano. Ed ha mantenuto attiva la passione per lo sport dedicandosi alla corsa e alla camminata in montagna.

Ma ad ogni controllo medico, la paura ritornava, e attorno a lei c’era la famiglia perennemente preoccupata per il suo stato di salute. Finché, un giorno, i timori peggiori si realizzano. La patologia è diventata severa e le viene suggerito di rivolgersi ad una struttura specializzata.

Una nuova vita

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Ogni ricerca condotta nel corso degli anni per una soluzione alla patologia di Alessia, aveva restituito solo risultati scoraggianti. Seppur asintomatica, la condizione della giovane era molto grave e sembrava non esserci alternativa ad un intervento difficile, molto invasivo e con tempi di riabilitazione molto lunghi.

Finché Alessia incontra il dr. Alfonso Agnino, responsabile della Cardiochirurgia Robotica all’ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Per la prima volta si trova di fronte ad uno specialista che le riaccende la speranza. La prospettiva del futuro cambia totalmente quando le viene detto che è una candidata idonea all’intervento di Cardiochirurgia Robotica.

Rispetto alla sternotomia (intervento molto invasivo che richiede una riabilitazione lunga), l’intervento in robotica consente un approccio mini-invasivo (invece che un taglio lungo lo sterno, si accede al cuore attraverso 4 incisioni di 8 millimetri), più sicuro (la tecnologia permette al cardiochirurgo una visione tridimensionale e ad alta risoluzione dell’area su cui si interviene, riducendo ogni rischio di imprecisione), risolutivo (il paziente non ha bisogno di riabilitazione e torna a condurre una vita normale dopo poche settimane).

Alessia resta in ospedale 9 giorni. Dopo un mese è autonoma. Due mesi dopo l’intervento torna a camminare in montagna. Ha raccontato la sua esperienza sui social per aiutare altri ragazzi nelle sue stesse condizioni e, ad oggi, racconta di aver affrontato senza problemi una camminata di 15 km sul Monte Resegone con un dislivello di 1200 metri. Aspetta il prossimo controllo con il dr. Alfonso Agnino per organizzare una nuova vacanza sulle Dolomiti con il fidanzato.