Marlene Kuntz: la Bellezza dell’Io e l’importanza delle radici
IN BREVE:
- Le parole dei Marlene Kuntz
- Il concept creativo
- La loro genialità e l’esaltazione del fascino seducente di Marlene Dietrich e delle battute letterali
- Il desiderio dei Marlene Kuntz
- Il loro tipo di comunicazione e l’idea di Bellezza
- L’intervista
- Conclusioni
V’è un velo sottile di purezza e attaccamento alle radici e ai valori nelle parole che emergono dalla gentile concessione del celebre gruppo italiano, conosciuto da tutti con il nome: Marlene Kuntz.
Un nuovo album, un nuovo messaggio da far recapitare a tutti, un’energia e pura adrenalina che pervadono l’anima e scorrono nelle vene fino a raggiungere il cuore. Un lavoro importante che può arrivare così in profondità solo mediante l’uso di una comunicazione efficace, la quale è in grado di saper illustrare delle dinamiche scomode, ma pur sempre attualissime, senza risultare né superficiali né pesanti, ma equilibrati sia nelle corde che nella voce.
I Marlene Kuntz sono, sicuramente, una di quelle poche e magistrali band italiane che riescono a comunicare temi rilevanti con grande maestria e con genialità, riportando alla luce perle di saggezza e Bellezza culturale racchiusa, non solo nel loro nome che, inizialmente, richiama il fascino seducente della celebre attrice degli anni ‘30/’40/’50/’60 Marlene Dietrich, bensì il loro modo di esprimersi (musicalmente parlando) li lascia coerenti con i concetti e i temi che trattano, senza mai negare il sorriso. D’altronde, il loro concept creativo e stilistico non si basa sull’uso di aforismi, poiché considerati come una sorta di frasi che riescono a condensare un mondo di potenziale rivelazione, piuttosto, esaltano la cultura citando nei loro testi anche battute fulminanti come quelle di Oscar Wilde. La loro ricercatezza nasce dal desiderio di voler osservare e descrivere il mondo che li circonda con un occhio raffinato e attento, tipico del letterato o del poeta, ma la consapevolezza e l’umiltà permette loro di andare anche oltre tali confini, in quanto riescono a viaggiare per conoscere luoghi, tradizioni e problematiche da cui traggono spunto per nuove canzoni sempre dirette e incisive che inondano l’anima con spunti di riflessione. Talvolta, divengono anche fonte di ispirazione come quando, nel riconoscere la Bellezza, individuano il gusto soggettivo e proclamano un’introspezione interiore.
L’intervista
Partendo dal principio: qual è il genere musicale, l’artista o il gruppo che vi ha maggiormente influenzato?
‘È una bella domanda ricca di spunti. Ti potrei citare sicuramente i Sonic Youth, i Cave & The Bad Seeds e questi, secondo me, sono due riferimenti assolutamente importanti’
Qualcosa anche dei Depeche Mode?
‘Chiaramente i Depeche Mode sono degli artisti che ci sono sempre piaciuti e che continuano a piacerci moltissimo. Non sono esattamente il tipo di riferimento che noi abbiamo seguito in tutti questi anni. Sicuramente, sono un riferimento che abbiamo potuto ammirare nelle cose che fanno, ma non propriamente un riferimento come stile musicale che abbiamo seguito’
La vostra musica vi ha permesso di valorizzare anche le vostre radici: in che modo questo è stato possibile nel corso di tutti gli anni della vostra carriera?
‘Sicuramente portando dovunque la nostra musica, quindi la nostra testimonianza e, poi, nello specifico, mi verrebbe da citarti il nostro ultimo album, l’undicesimo, Karma Clima dove abbiamo proprio fatto un lavoro concepito verticalmente nelle origini territoriali della band, cioè la provincia di Cuneo, dove abbiamo abbiamo sviluppato un lavoro con dentro delle dimensioni di residenze in cui abbiamo valorizzato e scoperto come può essere possibile valorizzare negli anni alcune dinamiche sociali, politiche, architettoniche, ambientali e, naturalmente, parliamo di Karma Clima che ha come riferimento principale proprio il tema del clima e del riscaldamento climatico e di tutte le conseguenze negative che si abbattono sui territori. Quindi, noi abbiamo proprio cercato di approfondire tutto quello che è in relazione con i valori del territorio, anche andando proprio a conoscerlo personalmente meglio in questo lavoro di ricerca. E, comunque, è evidente che poi è stato il miglior modo per poter diffondere tutta questa consapevolezza che si può tradurre nella partecipazione agli eventi, ai Festival, suonare, misurarsi con le persone, misurarsi con gli altri artisti, misurarsi con la comunità scientifica con cui scambiamo sovente opinioni, colpe, dibattiti e, quindi, cerchiamo di portare la nostra consapevolezza del valore dei nostri territori facendo al meglio proprio quest’attività che incoraggiamo da Nord a Sud’
Ed è quello che portate anche sul palco dell’1 Maggio di Taranto?
‘Sul palco dell’1 Maggio portiamo proprio l’origine, portiamo Catartica dato che siamo anche al trentennale della sua pubblicazione. Abbiamo appena concluso un tour nei club di dodici eventi che sono andati benissimo e ci apprestiamo, adesso, ad aprire tutto il tour estivo e, nel frattempo, qui, celebreremo proprio l’1 Maggio tirando fuori tutta la nostra radice che in Catartica evidente risiede’
Cos’è la Bellezza?
‘Bella domanda. La Bellezza è qualcosa di estremamente soggettivo che deve essere scoperto dentro di noi’
‘Dopo il silenzio, ciò che meglio descrive l’inesprimibile è la musica’ Aldous Huxley.