Come proteggere la pelle al sole e in cucina

  • Può l’uso di protezione solare influire sulla produzione di Vitamina D?

    Arriva l’estate e si ricomincia a parlare dell’importanza di proteggere la pelle dal sole in modo adeguato, senza rinunciare all’abbronzatura. I rischi legati alla cattiva esposizione sono diversi ed è fondamentale prevenirli.
    Nel corso del XXXIX Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), un’interessante relazione del Dott. Domenico Centofanti, vicepresidente SIME, ha analizzato diversi studi scientifici circa il legame tra utilizzo della protezione solare e produzione di Vitamina D da parte dell’organismo.

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  • Creme solari e vitamina D

    In questa relazione presentata dal Dott. Centofanti, un ruolo importante è svolto dai raggi solari. Il sole è fondamentale nel processo di invecchiamento della pelle ma bisogna anche ricordare quali sono i tanti benefici che derivano dall’esposizione, tra cui lo stimolo delle endorfine che ha un importante effetto antidepressivo e la produzione di Vitamina D. La domanda di partenza è: se le creme solari sono un importante aiuto contro la formazione di tumori della pelle, può l’uso della crema solare limitare anche i benefici che derivano dal sole, tra cui la produzione di Vitamina D?
    La vitamina D svolge un ruolo determinante nel metabolismo osseo ed è implicata nei processi metabolici che regolano funzioni del sistema immunitario e cardiovascolare. L’Italia è uno dei Paesi della comunità europea in cui si registra un maggior numero di casi di carenza di vitamina D, paradossale se si pensa alla nostra Penisola baciata dal sole, eppure è così. Il dott. Domenico Centofanti ha sottolineato l’importanza di esporsi al sole per almeno 20 minuti a giorni alterni, tenendo presente che zone del corpo come viso e mani sono meno efficienti nella produzione di vitamina D rispetto al tronco. È evidente quindi che l’idea che la protezione solare possa limitarne la produzione sia una prospettiva preoccupante.
    L’analisi condotta dal Dott. Centofanti è orientata verso la letteratura scientifica che, purtroppo, non è sufficientemente ricca in relazione all’argomento. Tra le fonti studiate c’è un testo recente che aveva lo scopo di documentare e valutare l’effetto di una protezione solare SPF50+ sulla produzione di vitamina D cutanea e sui livelli circolanti di 25(OH)D3 (la vitamina D trasformata in forma attiva dal fegato) in base alle diverse aree superficiali del corpo. Gli autori dello studio concludono che, nei soggetti analizzati, l’uso a breve termine dei filtri solari determinava livelli più bassi di vitamina D a livello cutaneo, ma i livelli circolanti di vitamina D non risultavano direttamente influenzati. Sembra dunque che la protezione solare non incida negativamente sulla produzione di Vitamina D a livello sistemico, ma resta tuttavia da stabilire se questo sia vero anche per l’uso cronico di filtri solari ad alta SPF.

Il modo in cui usiamo la crema influisce sulla produzione di vitamina D

Da altri studi analizzati dal dott. Centofanti emerge che in media non c’è una cultura adeguata sull’uso della protezione solare. Chi la utilizza lo fa in quantità inferiore a quanto consigliato dai medici e non la applica abbastanza spesso. A questo fattore va aggiunto che su alcune aree del corpo come il collo e le orecchie, spesso la crema non viene applicata affatto. Acqua di mare, sabbia e sudore lavano via la crema dalla pelle e non sempre viene riapplicata con la giusta frequenza. In questo modo non tutti i raggi UVB vengono filtrati e la sintesi di Vitamina D si attiva ugualmente a livello cutaneo, rendendo difficile determinare se la protezione solare abbia avuto un ruolo determinante nel processo di sintesi della vitamina.
Purtroppo l’interessante dibattito su questo argomento non ha portato a molto poiché la letteratura scientifica a riguardo è scarsa ed i pochi studi non sono abbastanza recenti. Il dott. Centofanti auspica ad un’indagine approfondita.

"Siamo quello che mangiamo". La giusta alimentazione per il sole

Non solo creme solari, per proteggere la pelle al sole è importante fare scorta di cibi con proprietà antiossidanti anche nei mesi che precedono l’esposizione ai raggi UV. Tra i rimedi più conosciuti c’èsicuramente l’assunzione di betacarotene, contenuto nelle carote e nei cibi quali pomodori, patate dolci, broccoli, spinaci, tè, mandorle. Chi non ha sentito parlare del centrifugato di carote che aiuta a preparare la pelle all’abbronzatura? Studi recenti aggiungono alla lista molti altri alimenti ricchi in antiossidanti, polifenoli e quelli ricchi in vitamina A ed E. Tra questi il cioccolato, il vino rosso che contiene resveratrolo, acidi grassi come quelli derivanti dal salmone, mirtilli e frutti di bosco.

L’idratazione è altrettanto importante. Esfoliare la pelle ed idratarla esternamente con olio di mandorle dolci o creme nutrienti è un ottimo modo per prepararsi al sole. L’idratazione deve avvenire anche dall’interno. È importante bere molta acqua, i famosi 2 litri al giorno, e scegliere centrifugati di frutta fresca come bevanda da consumare nei momenti di pausa, così da unire i benefici idratanti a quelli generati dall’assunzione di vitamine.

Perché gli antiossidanti fanno bene alla pelle


Il betacarotene è un pigmento arancione contenuto in molte varietà di frutta e verdura. È tra le sostanze antiossidanti più conosciute e si può assumere dai cibi oppure con integratori.
Molti studi dimostrano che l’assunzione di cibi ricchi di sostanze antiossidanti come il betacarotene offre un certo grado di protezione da malattie cardiovascolari e certi tipi di tumore. Questo perché gli antiossidanti hanno la capacità di neutralizzare in parte i "radicali liberi", cioè prodotti di scarto che si formano nel corso delle reazioni cellulari e che hanno il potere di danneggiare le cellule influendo sull’organismo. Gli studi sugli effetti delle sostanze antiossidanti sono molti e ancora in corso.
Associare ad una sana alimentazione, quindi ricca di frutta e verdura di stagione, uno stile di vita sano, è la ricetta migliore per mantenersi in uno stato di benessere. Bando al fumo e all’abuso di alcool, sostanze che oltre a danneggiare gli organi interni hanno effetti visibili anche sulla pelle, favorendo l’invecchiamento e la formazione delle rughe. Sì allo sport, a cicli regolari di sonno e, come già detto, ad una corretta alimentazione e idratazione. Se si decide di assumere integratori è sempre bene rivolgersi ad un medico specialista che prescriverà il giusto quantitativo in base alle abitudini e allo stato di salute del paziente.


di Teresa Peccerillo