Bisturi sì, bisturi no? La scelta dei pazienti sembra sempre più orientata verso metodiche poco invasive e dal post-operatorio breve. L’obiettivo è essere più belli in modo “naturale” e tornando in fretta alla vita sociale. Ne abbiamo parlato con il prof. Andrea Garelli che esegue a Ostia il lifting ambulatoriale, uno degli interventi anti-aging più richiesti.
Che cos’è il lifting ambulatoriale?
“È un piccolo sollevamento dei tessuti molli del viso prevalentemente della regione mandibolare e zigomatica. Viene effettuato in regime ambulatoriale, dunque senza ricovero e con la ripresa delle attività sociali praticamente immediata, motivo per cui viene chiamato anche “lifting della pausa pranzo”.
In pratica si utilizzano dei fili di sospensione per sollevare i tessuti, a cui vengono aggiunte delle “ancorette” o degli uncini o dei piccoli coni a seconda del tipo di filo che si utilizza, scelto in base alle caratteristiche del paziente. Si fa semplicemente una piccola anestesia locale nel punto in cui passa l’ago per inserire il filo. Il rischio di ematomi è minimo e lo si può tranquillamente arginare iniettando un farmaco che permetta la vasocostrizione locale e momentanea”.
Ci sono differenze rispetto ai fili riassorbibili di cui si è molto parlato negli ultimi due anni?
“Oggi utilizziamo dei fili di un materiale più resistente. Si tratta sempre di fili riassorbibili ma hanno una durata maggiore, di almeno un anno, ed arrivano fino a quattordici/quindici mesi. Il bello di questo trattamento è che, trascorso questo periodo, il paziente non torna alla condizione iniziale, come avviene con le infiltrazioni di acido ialuronico, ma rimane una condizione interna di trazione legata alla cicatrizzazione veicolata secondo il vettore dato al filo. Quindi permane l’effetto liftante.”
Quanto dura l’intervento?
“In media 20-25 minuti”
A chi è sconsigliato questo intervento?
“Alle persone molto magre perché il filo tende a posizionarsi verso la superficie. Non avendo uno spessore sottocutaneo idoneo, il filo tende ad essere visibile, specialmente nel primo periodo. Nelle persone con la cute molto sottile si preferiscono altri tipi di intervento.”
Ha parlato di lifting della pausa pranzo. Alcune statistiche dimostrano che sono molti gli uomini che si rivolgono al chirurgo plastico. Cosa ci dice in base alla sua esperienza?
“Agli inizi degli anni duemila la percentuale di uomini che si avvicinava allo studio del chirurgo estetico era bassissima, circa il del 2-3% dei pazienti totali. Adesso tocchiamo la soglia del 20%. È cambiata anche la richiesta. Una volta il paziente tipo che si avvicinava al chirurgo plastico lo faceva per rifarsi il naso, al massimo una liposuzione alle maniglie dell’amore. Oggi invece gli uomini fanno le punturine e tolgono le piccole rughe. Avere un aspetto gradevole è sempre più un bisogno sia maschile che femminile.”
Quindi sia uomini che donne prediligono interventi meno invasivi rispetto alla chirurgia tradizionale perché si torna alla vita sociale con più facilità?
“È assolutamente così e seguono un po’ la regola del “prevenire meglio che curare” perché fare piccoli interventi in età giovane permette di arrivare all’età più avanzata senza la necessità di doversi sottoporre ad un intervento molto invasivo. Quindi è questa la novità di oggi: noi non facciamo più il mega lifting con anche il taglio coronale, intervento invasivo ed invalidante per molti giorni. La signora giovane, che ha cominciato a fare biostimolanti, punture volumizzanti e piccoli lifting ambulatoriali, arriva ad un’età più avanzata con una cute compatta, un aspetto gradevole per cui non necessita di un intervento invasivo”.