La cultura della pace: ‘Amare l’umanità e preservare la Bellezza e la profondità della nostra storia’
IN BREVE:
- La cultura della pace espressa in una frase
- La culla della storia del mondo
- La Bellezza e le sue variabili
- Come si giunge alla cultura della pace
- Le interviste
- Conclusioni
‘Amare l’umanità e preservare la Bellezza e la profondità della nostra storia’ è questa la frase chiave che racchiude il profondo significato della cultura della pace, una cultura a cui tutti dovremmo avvicinarci.
Una cultura che mostra delle sfaccettature che divengono solo sinonimo di Bellezza e che vengono illustrate e mostrate al mondo attraverso le opere d’arte, le esposizioni e i luoghi culturali pubblici che divengono la culla della storia del mondo intero. A tal proposito, ne sono un esempio i musei che rappresentano concretamente ciò di cui stiamo argomentando, i quali non sono solo un luogo in cui ci si sofferma ad ammirare, bensì divengono un luogo ove lo studio diviene piacevole, un luogo in cui apprendere e conoscere diviene più semplice poiché è possibile osservare, approfondire e documentare.
Il museo è realmente la culla della nostra civiltà e del nostro passato, perché conserva tutto ciò che non avremmo mai potuto conoscere e sapere di quanto accaduto nel corso di milioni di anni. Per tale motivo, il museo è Bellezza perché, di conseguenza, la cultura è Bellezza che brilla negli occhi increduli e appassionati di chi ammira reperti od opere dal valore inestimabile che appartengono a tutti, opere che ci uniscono e fanno credere e sperare nella ‘cultura della pace’.
Cos’è un Museo. Di seguito, vi riportiamo la definizione ufficiale dell’ICOM (International Council of Museums):
‘Il Museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.
Operano e comunicano eticamente e professionalmente con la partecipazione della comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze’
Le interviste
Dott.Ssa Calò, lei ha parlato di sinergia tra museo e scuola, ma in che modo è possibile far collaborare queste due realtà?
‘Sicuramente la scuola deve puntare sulla conoscenza di questa bellissima realtà, anche perché diventa un modo diverso di apprendere. Il museo può diventare un vero e proprio ambiente di apprendimento; quindi, creare una sorta di apprendimento fattuale, concreto e questo, come diceva la Dott.Ssa Tomaselli, è un modo per lasciare un segno nei ragazzi’
A tal proposito, lei ha anche affermato che si investe poco nella cultura; ma, secondo lei, in che modo sarebbe possibile rilanciarla a livello territoriale?
‘Purtroppo, bisogna dirlo, senza le risorse si fa ben poco. Questo è un Paese che, ahimè, si è abituato un po’ troppo a fare affidamento sul volontariato (che ben venga, perché anche quello è un modo di crescere e di creare cittadini consapevoli, però non basta). Quindi, senza le risorse economiche e professionali non si riesce ad andare molto lontano’
Difatti, vi è anche l’importanza della cittadinanza attiva a cui si faceva riferimento. Inoltre, lei ha anche voluto ricordare due frasi simboliche enunciate da Oronzo Corigliano, ovvero: ‘Sono innamorato della civiltà’ e ‘La Cultura della Pace’. A suo avviso, in che modo è possibile instaurare questa ‘pace’ e quant’è importante farlo, soprattutto oggi come oggi?
‘La cultura della pace, oggi più che mai è diventata fondamentale. Oltre a quello che vediamo lontano da noi, questo lo si denota anche nelle relazioni che, ormai, sono diventate sempre più difficili. Quindi, occorre parlare di pace ogni giorno, cominciando dal linguaggio e da ciò che facciamo quotidianamente, è fondamentale’
Dott.Ssa Tomaselli, lei ha parlato di valorizzazione, ma in che modo è possibile valorizzare i punti strategici a cui ha fatto menzione durante il suo intervento?
‘Personalmente, mi piace pensare al Museo legato al territorio. Questo è un territorio che, grazie alla presenza di un fiume di acqua dolce, ha visto, dalla Preistoria e nel Paleolitico medio, la presenza dell’uomo; quindi, qui ci sono le tracce dell’uomo di Neanderthal, tracce più recenti fino (addirittura) al Medioevo e tra la Grotta di Sant’Angelo e tutto il vasellame e i manufatti ritrovati si riesce a individuare e a descrivere la storia dell’uomo. Non c’è nulla da inventarsi, perché è tutto presente affinché sia possibile creare un’attrazione di quella che è la vita dell’uomo sulla terra in questo agro. Difatti, questo luogo ha delle potenzialità enormi. Mi vien da pensare a un laboratorio per i ragazzi all’interno del Museo, per esempio: lo studio delle conchiglie-fossili in quanto sono importanti, perché quando un ragazzo cammina nel territorio e trova una conchiglia e non sa perché si trova in un campo arato o quant’altro può, attraverso l’interpretazione dello studio che ha fatto già nel museo, capire che cosa sta vedendo, così come può comprendere il frammento di un coccio o di altro legato al passato. Quindi, il Museo diventa una forma importante per il ragazzo, ma anche per chi si avvicina a questa realtà per interpretare il territorio’
Ai ragazzi ha accostato anche il termine ‘consapevolezza’, ma che ruolo assume questa parola in tale contesto?
‘La consapevolezza è importantissima, perché se io sono consapevole di vivere in un territorio così ricco, aumenta l’orgoglio di appartenenza, aumenta anche la voglia di essere cittadino attivo per far crescere il territorio in maniera sinergica rispetto alla comunità’
La cittadinanza attiva ha un ruolo rilevante sia per la comunità che per tutto il territorio nazionale, ma lei crede che si tratti di una parte preponderante che manderà avanti il nostro Paese o c’è bisogno anche di altro?
‘La cittadinanza attiva, purtroppo, ha le mani legate se non ha il supporto delle istituzioni. Uno può avere tutta la passione e le competenze di questo mondo, ma si deve sempre interfacciare con le istituzioni che devono essere sensibili all’azione e al lavoro della cittadinanza attiva’
Dott. De Luca, cosa rappresentano, per lei, la cultura, il museo e le biblioteche?
‘Sicuramente, si tratta di tre elementi indispensabili per l’intera civiltà. Personalmente, credo che la cultura sia il ‘volano del Paese’; mentre, le biblioteche e i musei sono due presidi di civiltà’
Lei ha parlato tanto di presidio sia per quel che concerne i musei e le biblioteche, ma anche per quel che riguarda la partecipazione civile e democratica. Potrebbe spiegarci meglio tutto questo?
‘I musei e le biblioteche possiedono un valore inestimabile perché rappresentano il simbolo del nostro patrimonio culturale (che occorre valorizzare). Non solo, in quanto il museo è anche punto d’incontro poiché viene considerato non solo come luogo culturale, ma anche come una vera e propria fabbrica di relazioni.
Infine, il presidio relativo alla partecipazione civile e democratica non è altro che il riconoscimento conferito alla cittadinanza attiva e, di conseguenza, allo straordinario impegno e lavoro svolto dai volontari ai quali dovrebbe annettersi maggiormente e costantemente quello delle istituzioni che possono contribuire in maniera considerevole dando un aiuto di notevole importanza’
Oronzo Corigliano, potrebbe farci una breve cronistoria del Museo al fine di comprendere la sua rilevanza storica e territoriale?
‘Certamente. L’istituzione del Museo avvenne su mia proposta, la quale si avvaleva della promessa di donazione di raccolte appartenenti alla mia famiglia, che venne approvata nel 1996. Occorre, però, ripartire brevemente dal 1985, da quando cioè venne inaugurata la prima sala della raccolta di conchiglie da tutto il mondo nella scuola elementare Manzoni, donata anch’essa alla scuola dalla mia famiglia. Provvidenziali furono le volontà del compianto Direttore Pasquale Vitti, del Collegio dei Docenti e dell’allora Consiglio di Circolo. Dopo un periodo iniziale, nacque l’idea di chiamare quella raccolta ‘Museo di Storia della Conchiglia’, perché si documentavano le conchiglie nella natura e negli usi umani dal passato al presente. Lo scopo era anche quello di offrire alle scolaresche un laboratorio di ricerca e studio per nuovi interessi e altre forme educative.
Non mi dilungo su questa fase, tranne che per rammentare un grave furto nel 1990 che sottrasse la tela di Gesù deposto e tutti i quadri donati da noti artisti contemporanei. La tela del Crocifisso fu, poi, ritrovata dai carabinieri qualche tempo dopo, gli altri quadri no, e nel 2003 fu nuovamente rubata e mai più ritrovata. Lo sconforto fu enorme, qualche mese dopo, nell’ottobre del ‘90 io partii per il Mali, dove rimasi per un anno, e il Museo di Storia della Conchiglia rischiò di cessare la sua esistenza’
Cosa successe dopo le varie vicissitudini?
‘Il Museo scolastico cessò di esistere nel ‘96, ma reagii maturando l’idea di creare un museo comunale molto più ampio. Richiesta che venne accolta dall’allora sindaco Antonio Clemente Cavallo. Il Museo fu aperto nell’agosto del 2002 e, con tale premessa, ho voluto porre l’attenzione sul fatto che sia nato nella linfa vitale del paese, la scuola, e si è arricchito con l’aiuto della medesima, dell’Ente locale e di tanti amici e studiosi che mi hanno aiutato’
Perché il nome MUPAU (Museo Civico della Paleontologia e dell’uomo)?
‘Il progetto era maturato grazie a tanti fattori, in primis l’esperienza di vita trascorsa nel Mali e la mia educazione di persona innamorata dell’arte, delle antiche culture e dell’umanità in genere. In tutto questo vi erano due obiettivi fondamentali:
- Il Museo doveva essere luogo di documentazione e di educazione
- La sua realizzazione doveva essere sinonimo di nuove opportunità di sviluppo per il paese e il territorio.
Per tale motivo, vantiamo una collezione importante proveniente da tutto il mondo e con esemplari risalenti a ogni era geologica che testimoniano anche le origini degli ominidi e l’evoluzione dell’umanità (collezione dei fossili, sezione archeologica, sezione della cultura rurale e delle tradizioni locali, sezione Africa, sezione Oceania e la raccolta di arte contemporanea). Infine, ma non per importanza, il rinvenimento delle testimonianze della presenza dell’uomo di Neanderthal e la notizia che un nostro concittadino stesse lavorando al progetto del telescopio James Webb e, da qui, l’idea di creare una sala apposita che riprendesse la storia del nostro paese dal Neanderthal a Marte’
Qual è il consiglio che si sentirebbe di dare anche alle nuove generazioni?
‘Sicuramente direi di avere a cuore la storia del proprio territorio (e non solo), perché approfondire e conoscere, ma soprattutto tutelare ciò che abbiamo la fortuna di avere, è nostro compito e dobbiamo cercare di portarlo avanti anche attraverso i posteri. Dobbiamo amare la nostra storia, perché in essa è racchiuso il nostro passato e il nostro DNA’
‘Beato chi scava nel passato: è uno che conquista mille occhi per leggere il presente.
Chi scava nel passato si troverà a navigare nel grande fiume della storia, in compagnia di tanti che prima di lui hanno goduto, sofferto, amato, studiato, faticato, conosciuto. Vite e vite con la loro ricchezza e gioia, dolore e povertà verranno a soccorrere la sua’ Maria Venturini.