Intervista al Dott. Michele P. Grieco: ‘Medico e chirurgo per passione e altruismo’
IN BREVE:
- La passione per la medicina
- Lo studio e la crescita costante
- La medicina come scelta di vita
- l’idea perseguita dal Dott. Michele P. Grieco
- Chi è il Dott. Grieco
- Il suo impegno nel lavoro come scelta di vita e il rapporto con i suoi pazienti
- Intervista al Dott. Grieco
- Conclusioni
La medicina è un qualcosa di innato, una passione che si coltiva, man mano, nel tempo. Lo studio continuativo e costante rappresenta, sicuramente, un fattore determinante sia per quel che concerne la crescita individuale (anche come professionista) e sia quella emotiva e intima, poiché dettata dall’inconscio che determina le nostre inclinazioni. Si tratta di scelte di vita, talvolta fatte in modo consapevole, ma anche solo pensando al bene del prossimo, proprio come viene dimostrato dalla professione medica attraverso tutte le sue branche.
Tale premessa funge da breve descrizione dell’idea che, il Dott. Michele P. Grieco, ha perseguito nel corso degli anni portando avanti non solo la sua passione e il suo altruismo, ma anche la desiderosa volontà di approfondire la sua conoscenza per una specifica branca della medicina o, per meglio dire, della chirurgia. Il Dott. Grieco è un chirurgo plastico, per la precisione maxillo-facciale, il quale ha deciso di portare avanti la sua più grande passione, ma, al contempo, anche l’idea di soddisfare le esigenze de vari clienti, in particolar modo quelli affetti da patologie o traumi che hanno, esclusivamente, debilitato la loro vita. Un impegno encomiabile che evidenzia la sua benevolenza, oltre che la sua umiltà, le quali, a loro volta, emergono nelle interessanti risposte che ci ha gentilmente fornito nel corso della nostra intervista. Un lodevole lavoro che si traduce nella completa e totale fiducia riposta dai suoi pazienti nella sua persona.
Dott. Grieco, lei è un chirurgo plastico. Cosa l’ha spinta, nella sua storia personale, a scegliere questa professione?
‘È una bella domanda, perché il mio primo interesse era quello di seguire una branca chirurgica come scelta di formazione medica. Si è, semplicemente, trattato di una scelta innata, in quanto mi piaceva la chirurgia plastica già una ventina di anni fa, quando ancora non vi era tutto il clamore odierno. All’epoca ci si innamorava della chirurgia plastica ricostruttiva più che dell’estetica e, successivamente, man mano che proseguiva la formazione, c’è stato il maggior apprezzamento della materia sia in ambito ricostruttivo che estetico. Quindi, potrei dire che si è trattato di una scelta non casuale, ma una bella scoperta nella scelta di una branca chirurgica. Non mi piaceva l’idea di una chirurgia molto invasiva come una chirurgia generale o altre forme dello stesso settore’
Potremmo affermare che il tutto ha avuto inizio anche dalla sua volontà di voler aiutare il prossimo, dato che la chirurgia serve anche a questo?
‘Sì. Chi sceglie di fare la chirurgia o chi sceglie di fare il medico ha sempre la volontà di aiutare il prossimo. Quindi, con la chirurgia plastica parliamo anche di patologie di difficile trattazione o di grossi esiti di traumi o di ustioni che sono, ovviamente, deturpanti; dunque, si cerca di dare sempre un risvolto estetico a una patologia che, spesso, può essere demolitiva come una patologia oncologica o, come già spiegato, un’ustione. Quindi, c’è anche questo secondo fine che ho voluto perseguire’
Lei è d’accordo con il divieto imposto alle under 18, le quali desiderano rifarsi il seno solo per fini estetici? Pensa che sia giusto attendere che si compia la maggiore età per poter fare questa scelta?
‘Diciamo che è una scelta che non è del tutto sbagliata, nel senso che è sempre meglio scegliere in maniera consapevole di sottoporsi a un intervento chirurgico. Quindi, il classico regalo di mamma e papà che vogliono accondiscendere a un desiderio di una ragazza minorenne, oggi, era giusto regolamentarlo anche perché, purtroppo, si tratta di un trend sempre più in crescita quello di operare anche i ragazzi o le ragazze minorenni. Il problema è un altro, ovvero il fatto che oggi ci troviamo dinanzi a un’età di sviluppo che non è più quella di un tempo; ora, i sedicenni e i diciottenni hanno una maturità, innanzitutto fisica, ma di conoscenze del proprio corpo ben diversa e forse più matura di quella che poteva essere la nostra epoca di ‘persona minorenne’. Tutto sommato, il divieto under 18 è un qualcosa che, in realtà, non doveva essere regolamentato, ma bastava una corretta educazione da parte dei genitori; ma spesso ci si trova ad avere a che fare anche con dei disturbi di immagine di personalità di ragazzi minorenni che, in un’epoca in cui abbiamo un cyberbullismo o una condizione di bullismo particolarmente evidente, possono essere anche oggetto di scherni da parte di altri coetanei. Spesso i genitori acconsentono a far eseguire interventi di chirurgia estetica ai figli minorenni proprio perché vogliono andare incontro anche a eventuali disagi psicologici che i ragazzi o le ragazze possono avere in età minorenne. Questo è il mio pensiero, infatti non deve essere demonizzato il ragazzo che si sottopone a un intervento anche se minorenne; invece, sulle protesi è già un qualcosa di diverso, considerando però che, in età di sviluppo, i diciotto anni sono sempre un’età intermedia e, dunque, è sempre meglio sottoporsi a questo intervento tra i 18 e i 20 anni, quando abbiamo una maturità dell’organo in sé e, quindi, si può intervenire meglio chirurgicamente. Senza dimenticare che, fino a diversi anni fa (ora non è più così), lo stesso problema era quello dell’otoplastica, ovvero dei bambini in età scolare che venivano sottoposti, attraverso il riconoscimento del Sistema Sanitario Nazionale, a interventi di chirurgia plastica funzionale di correzione dell’orecchio a sventola. Oggi non è più così perché la chirurgia è sempre considerata estetica, ma, diversi anni fa, si operavano i bambini proprio per venire incontro ai disagi psicologici che loro avevano’
Soprattutto alla luce dei seri problemi che tutto questo potrebbe comportare, specialmente dal punto di vista psicologico che si traduce inevitabilmente in un peggioramento dei rapporti umani all’interno della società.
‘Assolutamente sì - Difatti, più si cresce più si accentua questa problematica - Sì, assolutamente’
Se potesse eleggere un mentore, se non lo ha già fatto, chi sarebbe?
‘Non esiste un mentore, nel senso che nella buona pratica medica, nella buona formazione, tutti sono mentori, vale a dire che, da tutti quelli che ho seguito, ho sempre appreso qualcosa. Quindi, indipendentemente dalle nozioni (negative o positive che siano) da tutti si apprende e si impara. Ne ho avuti tanti di mentori, di professori, dunque posso permettermi di dire di non poter (anche per una questione di educazione) eleggere nessuno a mentore, ma tutti mi hanno insegnato sicuramente qualcosa e io spero, comunque, di continuare a imparare, giorno dopo giorno, dalla mia professione’
Qual è il trattamento che le viene più richiesto? Secondo lei perché?
‘Il trattamento che viene più richiesto è sempre da parte delle donne ed è quello al seno. Il classico intervento di mastoplastica additiva o, comunque, interventi vari di ringiovanimento del seno. Tralasciando la medicina estetica che, comunque, oggi viene richiesta anche da tanti minorenni, ci sono anche colleghi molto bravi che fanno solo medicina estetica, ma come chirurgia, la maggior parte degli interventi che mi vengono richiesti, sono: al seno, interventi di rinoplastica o, comunque, nella mia casistica posso dire di avere un ventaglio di richieste di ogni tipo e, quindi, non ho una richiesta specifica di esclusivi interventi chirurgici. Resta sempre, come buona norma, dare una giusta indicazione; però, ripeto, la maggior parte, essendo ancora questa una chirurgia di richiesta dove vi è prevalentemente un pubblico femminile, è sempre di interventi al seno o al naso’
Il rapporto con i pazienti è sempre facile?
‘Bisogna cercare di rendere il rapporto con il paziente facile. Nella mia personale esperienza mi ritengo di essere un collega particolarmente disponibile, affabile con i pazienti (anzi, a volte fin troppo disponibile) e questo spesso li porta a confondere il rapporto medico-paziente con un rapporto amicale. Mi permetto di dire e di pensare che, soprattutto per questa branca specialistica (perché noi siamo sempre medici e, allo stesso tempo, siamo specialisti), il rapporto medico-paziente deve essere sempre preservato cercando di abbattere il rapporto stretto perché si tratta sempre di un tipo di chirurgia o di un tipo di prestazione che viene richiesta da parte del paziente per un suo benessere psico-fisico e non per necessità. Quindi, bisogna cercare sempre di ridurre le distanze mantenendo sempre il rispetto reciproco (sia da parte del medico nei confronti del paziente che, soprattutto, viceversa), ma, ogni tanto, bisogna ‘tirare le orecchie’ ai pazienti perché spesso ci considerano amici e, quindi, c’è un superamento del limite che bisogna resettare. Ogni tanto c’è qualche piccolo scontro con i pazienti, ma, fortunatamente, nella maggior parte dei casi mi ritengono molto disponibile, ma perché credo che sia un dovere, da parte di noi medici, esserlo con i propri clienti’
Quali sono le maggiori difficoltà che riscontra nel modo in cui la sua professione viene raccontata al pubblico?
‘Purtroppo, la mia professione viene raccontata al pubblico male dai social o, comunque, ci si pubblicizza come se non fossimo dei medici o dei professionisti e, quindi, il lato negativo è proprio il rapporto medico-paziente che spesso è influenzato e alterato dai social dei quali, oggi, non si può fare assolutamente a meno, ma non siamo venditori perché non stiamo vendendo al miglior prezzo un intervento o un trattamento di medicina estetica; stiamo proponendo un tipo di professionalità che non deve mai essere sottovalutata né, tanto meno, il medico stesso deve sottovalutare la sua professionalità. Quindi, le difficoltà sono spesso quelle legate al fatto che i pazienti, purtroppo, attraverso la iper-informazione che, giustamente, devono avere attraverso i canali internet, molto spesso corrisponde a una disinformazione la quale induce a pensare di sapere già tutto e di pretendere anche l’impossibile, ovvero quello che emerge e viene visto sui social i quali, molte volte, mascherano e alterano i risultati. La difficoltà nasce proprio dal fatto che bisogna far capire al paziente, innanzitutto, l’importanza di un colloquio e di una visita medica con il professionista che deve servire a inquadrare bene quelle che sono le richieste del paziente, le indicazioni (eventualmente) di un intervento o di un trattamento di medicina estetica e le reali aspettative del risultato che un paziente può avere perché non tutti siamo uguali e non tutti possiamo avere lo stesso tipo di risultato in termini di estetica o medica-estetica da quello che si vede sui social’
Quindi, secondo lei, i social fanno più male che bene al mondo della chirurgia se intesi in questo modo?
‘Diciamo che hanno la loro influenza negativa. Servono, sicuramente, per pubblicità, ma ritengo che la migliore pubblicità sia sempre il lavorare bene, essere disponibili con i pazienti, il classico passaparola, ma, nello stesso tempo, il social. Ma, il paziente deve capire che il social non deve sostituire la figura del medico, ma, anzi, può supportarla, ma, al contempo, non può sostituirla. Spesso i pazienti scelgono il medico dalla foto più bella del social, dal caso più bello che hanno visto e, magari, si trovano di fronte (e le recenti cronache ne sono un esempio) a persone che, forse, nella loro vita non operano neanche loro od operano ‘per conto di...’. Il messaggio è questo: il paziente deve informarsi con il professionista a cui si rivolge, ci sono diversi canali per fare ciò e, poi, deve avere il primo colloquio o la prima visita che può essere anche una visita dirimente per il paziente che può scegliere o meno quel chirurgo in base a quello che propone, al tipo di intervento chirurgico che gli propone o tante altre variabili che possono portare a scegliere un professionista piuttosto che un altro da parte del paziente’
Se potesse cambiare qualcosa, cosa cambierebbe?
‘Credo che al giorno d’oggi non si possa cambiare più nulla. Ormai, la strada è segnata, la strada è questa. Non si può eliminare il social, o meglio, bisogna continuare a ‘lottare’ contro una disinformazione o contro un’informazione eccessivamente fumosa o, molto spesso, idealistica che il social può dare. Quindi, purtroppo, non si può né eliminare né cancellare, ma bisogna sempre scegliere i canali giusti di informazione e informare il paziente delle reali aspettative, possibilità che può avere come risultato. Ovviamente, la cosa più importante è quella di comportarsi da professionisti, da medici e non da venditori di un intervento chirurgico, di un trattamento di medicina estetica, il tutto volto sempre al bene del paziente. Il paziente non deve andare dal miglior offerente, perché spesso cerca la migliore offerta: il più bravo alla migliore offerta e al minor costo. Spesso le tre cose non coincidono. Personalmente, io o altri miei colleghi abbiamo delle richieste da parte di alcuni pazienti che dicono ‘ho scelto te come professionista, ma vengo da te se mi fai il prezzo che ho visto da quell’altro collega che sta facendo quel tipo di offerta, però quel collega non mi piace’, questa, purtroppo, è la banalità o il paradosso con cui ci troviamo ad avere a che fare’
Sempre rimanendo in tema: pubblicità sanitaria, tema scottante! Quali piattaforme usa per farsi conoscere dal suo pubblico?
‘A parte le classiche come i social, in quanto oggi è un obbligo essere su Instagram o su Facebook perché, altrimenti, per un paziente non sei nessuno - ci sono altri canali? - Ci sono altri canali che il paziente può utilizzare come può essere il classico motore di ricerca di guida estetica o di estetica, ma anche tanti altri canali social o internet che permettono di pubblicizzarsi; ma, come dicevo prima, la pubblicità la fa la professionalità del chirurgo stesso oltre che l’esperienza. Personalmente, sono più di dodici anni che esercito questa professione. Non è tanto, non è molto, ma non è neanche poco. Quindi, ripeto, la professionalità del chirurgo, oltre che, giustamente, anche un po’ di pubblicità online, aiutano il professionista a crescere e a farsi conoscere’
Il suo personale ideale di bellezza, qual è?
’Non è una domanda a cui saprei rispondere, perché non esiste un ideale di bellezza, non esiste un canone di bellezza - Per esempio, se lei dovesse pensare al passato e, nello specifico, all’epoca classica - No, non ho nessun canone di bellezza, perché i canoni di bellezza sono sempre relativi all’epoca in cui si vive. Quindi, se un tempo la Monnalisa poteva essere un canone di bellezza, oggi influencer vari potrebbero rappresentare dei canoni di bellezza che possono essere considerate in termini di paragone come ‘bellezza massima’. In realtà, il canone di bellezza non esiste; è la gente che deve decidere o, comunque, capire che se decide di fare un intervento chirurgico ha un determinato tipo di risultato e non potrà mai assomigliare a una influencer o a una modella che ha visto in televisione, ma tutto è improntato alla propria fisicità - proprio perché ognuno è diverso dall’altro e, di conseguenza, appare piuttosto semplice comprendere il fatto che questa dovrebbe essere la normalità o il famigerato ‘canone’ a cui si auspica - esattamente’
Ora guardi un attimo a lei da bambino. Si sarebbe mai aspettato di diventare uno stimato chirurgo?
‘No, assolutamente no. Non pensavo neanche di riuscire a fare il medico, perché da piccoli non si possono avere le idee chiare, a meno che non si venga già influenzati dalla famiglia in un certo senso. È stata una scelta spontanea, ma, allo stesso tempo, una scelta meditata. Poi, tutto il resto è venuto da sé con tanto (e soprattutto) spirito di sacrificio che al giorno d’oggi manca’
Se potesse dire qualcosa a quel bambino, cosa sarebbe?
‘Cosa potrei dire? Nulla, non gli direi nulla se non di fare la sua vita e quella che ha fatto quando era piccolino, perché tanto quando si cresce si maturano certe scelte; quindi, il bambino dell’epoca deve fare la sua vita, forse con meno gioco e un po’ più di studio, in quanto sono diventato un po’ più volenteroso nello studio in età adulta’
La sua professione può essere paragonata all’artista che modella la materia ma anche allo scienziato. Lei si sente più artista o più scienziato?
‘Io mi ritengo uno scienziato, un medico che fa della sua passione la sua professione e, poi, se siamo artisti e riusciamo a ottenere un buon risultato siamo contenti per il bene del paziente, ma, nel contempo, dobbiamo sempre metterci in discussione nel raggiungimento dei nostri migliori risultati’
Finti medici. Vuole mandare un messaggio a chi si spaccia per ciò che non è?
‘Mi auguro che al giorno d’oggi non esistano più finti medici, perché oggi esistono dei super metodi di controllo che impediscono a persone che non sono medico di millantarsi come tali. Se questo è accaduto in passato è una cosa gravissima e, ovviamente, a questo occorre porre rimedio. Mi preoccuperai più per chi si spaccia chirurgo, ma non lo è e la recente storia lo ha dimostrato con i vari accadimenti. Forse, sarebbe meglio dire che non esiste più il finto medico. Direi che è giusto che ci sia, più che il finto medico, un professionista ben formato; quindi, anche nell’ambito della medicina estetica dove tanti altri colleghi pensano che basti fare un corso di formazione per diventare medici o, comunque, poter praticare una medicina estetica rapida e veloce che si pensa possa essere di facile guadagno: è sbagliato. Questi, per me, sono i finti medici o, per la precisione, professionisti di altre specialità che, sebbene sia brutto dirlo, per arrotondare o per fare qualche paziente in più, si occupano di una medicina estetica fatta attraverso dei corsi molto rapidi e veloci. Mi permetto di dire questo pensiero: forse, i colleghi che sono di altre specialità e che vogliono fare medicina estetica è perché, molto probabilmente, nella loro materia non hanno un grosso successo (mi lascio andare a questa battuta). Il falso medico non esiste, ma deve esistere un professionista ben formato in ogni sua specialità’
La professione medica sembra stia diventando sempre più difficile da raggiungere, ha un messaggio per tutti gli studenti che ambiscono a diventare medici?
’Oggi fare il medico è diventato, ancor di più, una missione perché, oggi come oggi, il mondo del lavoro e della medicina sono davvero sacrificanti. Personalmente, ho la fortuna di essere un medico ospedaliero che medico libero professionista e io mi dedico, con lo stesso tipo di passione, sia all’attività ospedaliera che l’attività di estetica (libera professionale). Chi vuole fare il medico oggi deve essere consapevole del fatto che le difficoltà cresceranno sempre di più man mano si va avanti, che la remunerazione del pubblico è sempre meno appetibile, allo stesso tempo, la possibilità di crescere (da parte dei ragazzi) è esponenziale perché di medici ce n’è bisogno, di bravi medici ancor di più’
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
‘Direi che, ovviamente, tutti quanti abbiamo un unico obiettivo: quello di migliorarci, quello di raggiungere la capacità di assecondare le esigenze di un paziente per quelle che possono essere le sue corrette indicazioni; inoltre, crescere professionalmente significa anche circondarsi di bravi aiuti, di personale di assistenza in studio nell’attività privata che deve seguirli anche nelle scelte. In sostanza, il progetto futuro è quello di migliorarsi, semplicemente questo’
‘Le mani, gli occhi, l’esperienza e la tecnica del chirurgo sono fondamentali. Ma un elemento importante per un intervento chirurgico è un buon orecchio: bisogna saper ascoltare il suono della vita’ Fabrizio Caramagna.