Intervista a Saba Anglana: anima pura, voce celestiale e canto poetico ne ‘La Mia Geografia’ - Infoestetica Magazine

Intervista a Saba Anglana: anima pura, voce celestiale e canto poetico ne ‘La Mia Geografia’

Intervista a Saba Anglana: anima pura, voce celestiale e canto poetico ne ‘La Mia Geografia’

IN BREVE:

  1. La Mia Geografia, un viaggio fatto di musica e spirito
  2. Una serata all’insegna di un racconto illustrato da Saba Anglana e Fabio Barovero
  3. Saba Anglana e la sua Geografia
  4. L’arte e le mille sfaccettature di Saba
  5. La sua storia e le sue origini
  6. La comunicazione e il contatto con il pubblico
  7. Fabio Barovero e la sua musica introspettiva
  8. Chi è Saba secondo Fabio e l’importanza del pubblico

 

Saba
Suggestione nel profondo silenzio di un piazzale gremito di gente, genuflesso in senso di rispetto dinanzi a una voce possente e idilliaca che canta e racconta una storia molto personale. ‘La Mia Geografia’ è storia, è arte, è un viaggio nell’introspezione di una vita vissuta e che viene illustrata attraversa le note di una tastiera suonata da Fabio Barovero, dalla musica del corpo e dalle melodie di una voce che trafigge l’anima e la rende libera, quella di Saba Anglana. La dolcezza dei movimenti, dei gesti, delle espressioni e di una voce che sembra non appartenere a questo mondo, incantano i presenti che ascoltano rispettosi e con grande ammirazione e curiosità quello che viene illustrato da un parlato simile a un canto armonioso. Ed echeggiian le note tra le luci soffuse e tra i vicoli del centro storico, mentre l’energia pervade l’anima e il palco diviene solo un luogo fisico che cattura la vista e che cela un significato simbolico profondissimo. La devozione nei confronti di una storia, di una cultura e di una perfetta forma artistica che si traduce e si racchiude in un’unica persona: semplicemente Saba.

 

Saba: voce possente ma che tocca l’anima, ma chi è veramente Saba?

‘Saba è fatta di una parte di assoluto, una parte che sento molto presente, una parte legata a un’anima a prescindere dalle mie esperienze. Un’altra parte legata, invece, alla personalità che rappresenta la parte curiosa, quella che attraversa il mondo come una sonda. Io cerco, attraverso il mio lavoro, di armonizzare queste due parti, cioè di mettere in comunicazione la parte immortale che sento profonda in me (che è quella che ci accomuna tutti quanti) alla parte più legata all’esperienza, alla Geografia, alle cose di questo mondo. Quindi, attraverso la musica, attraverso le canzoni, attraverso le poesie, attraverso quello che scrivo e quello che racconto, emerge sempre questo dialogo tra queste due parti. Saba è il prodotto di queste due parti’

 

Ma la tua non è soltanto musica; difatti, proprio come hai specificato poc’anzi: è poesia, è arte, ma è anche linguaggio del corpo e della tua cultura che rappresenta un qualcosa di fondamentale. Dunque, in che modo descriveresti la tua Geografia?

‘È il prodotto di tante parti, è la sintesi originale (nel senso che è personalissima) di tante origini che non sono soltanto legate alla parte africana di me che è collegata a mia madre, ma anche alla parte italiana di me. Inoltre, si nutre degli studi che ho sempre fatto, della cultura italiana (essendo anche laureata in Storia dell’Arte) che amo tantissimo perché non è solo la cultura di mio padre, ma è anche la mia. Quindi, tutto quello che attraversa il corpo, in realtà, è il prodotto di tutto quello che ho studiato, una sorta di ritorno alle origini nonostante io non abbia una grande cultura di quello che succede in Africa, in quanto aveva solo 5 anni quando siamo andati via. Quindi, il mio è un ritorno alle origini in maniera estremamente originale, come fa la diaspora che cerca di reinventarsi un’origine che è stata interrotta e cerca di ricostruirla. Dunque, ti rendi conto che più fai crescere le radici più moltiplichi i rami. Per tale motivo, la mia Geografia è fatta, più che di radici, di rami che si moltiplicano che fanno crescere un albero fatto di tanti sedimenti che sono: il corpo, la voce, l’espressività, cioè sono tanti strumenti di espressione’

 

Saba 3
Qual è il tuo periodo di Storia dell’Arte che prediligi?

‘Il primo Novecento. Parlo di quando si è tra il Decadentismo e le Avanguardie, cioè quel momento in cui c’è una grande rivoluzione - Lo stile Liberty? - L’Art Nouveau è una di quelle cose che ho amato molto quando ero, soprattutto, molto giovane. È molto facile innamorarsi dell’Art Nouveau. Però, dopo, se scavi, al di là del Liberty, al di là di Munch, al di là del Jugendstil, al di là dello stile Mitteleuropeo, al di là di quello c’è, però, una radice decadentista legata al simbolismo che rappresenta il momento in cui l’Ottocento si travasa nel Novecento, il momento in cui si guarda alle Avanguardie e, addirittura i Futuristi iniziano ad affacciarsi e, quindi è quella specie di luogo in cui i fiumi si buttano nel mare: un luogo salmastro, ma anche molto pescoso dove ci sono tante Avanguardie molto interessanti’

 

Saba ha, sicuramente, mille sfaccettature (forse anche più) perché, come dicevamo prima, mette insieme non solo la musica, l’arte e la poesia, ma, a questo punto, anche la letteratura e la filosofia. Sei d’accordo?

Sì, perché credo che sia abbastanza importante, per ogni artista, coltivare l’arte in tutte le sue forme, quindi non credo proprio che un musicista possa arroccarsi solo dietro lo studio della chitarra, esistono anche quei tipi lì, ma non è una cosa che mi interessa. L’interdisciplinarietà che, tra l’altro, è un elemento che nasce proprio agli inizi del Novecento, questo raccontarsi le cose attraverso i diversi ambiti: la filosofia che parla di psicanalisi, la psicanalisi che parla alle scoperte della matematica, la fisica quantistica che già ai primi del Novecento si affacciava, la linguistica e tanto altro... È fantastico. Ogni artista credo che debba nutrirsi di tutto questo - riuscendo anche a esprimersi - sì, facendo una sintesi di tutto questo. C’è tanto da divertirsi in tutto questo

 

Prima hai ricordato un tassello importante della tua vita: l’arrivo in Italia a soli 5 anni. Come hai vissuto qui da noi? Hai mai sentito la mancanza della tua cultura, delle tue origini e in che modo le hai, poi, riscoperte?

‘Io credo che questa specie di interruzione sia passata a livello inconscio, perché ero molto piccola e, probabilmente, una specie di trauma lento c’è stato. Però, l’ho elaborato e l’ho trasformato in una sorta di opportunità e di occasioni importanti. Tutti gli anni che ho passato in Italia, compreso il mio tempo attuale, si traduce sempre in un’elaborazione di quel fatidico allontanamento, ma in maniera divertita e interessante in quanto non c’è uno spin, una saudade, una desert town, una malinconia della nostalgia che condiziona tutto il resto. In realtà, è un modo di dire che non rappresenta quanto tu appartieni a un luogo, ma quanto te ne appropri. Quindi, il lavoro che faccio e che ho fatto qui in Italia, è stato un ricostruire quella radice interrotta in un luogo che magari non esiste, ma che è esattamente così nella mia immaginazione’

 

Infine, tu riesci a toccare non solo le corde dell’anima, ma anche il cuore del pubblico. Come riesci a captare questa cosa quando sei sul palco?

Il segreto (credo) è essere il più possibile autentici, cercare di non fingere mai anche nelle contraddizioni, esprimere veramente ciò che uno ha necessità di dire e, soprattutto, partire dalla propria esperienza personale. Senza partire dall’universale e arrivare al particolare, è un processo diverso, riduttivo, ma dal particolare all’universale. In questo modo, il pubblico inizia a immedesimarsi e a mettere a disposizione anche il proprio cuore, perché tu senti un essere umano che racconta la sua storia. Quindi, il meccanismo dell’identificazione funziona meglio, perché non sei uno che canta e predica dal proprio pulpito, ma sei uno che mette a disposizione degli altri la propria esperienza, in realtà la ricchezza di essere umani e il pubblico riconosce in te una persona generosa che mette a disposizione la cosa più preziosa. Quindi, questo è il grimaldello che fa saltare quel meccanismo che tiene chiuso il cuore - Hai una chiave universale!