Il Dott. Aldo Menna e la Bellezza della storia ritrovata d’un giovane Patriota e l’importanza dell’immagine della Donna...

Il Dott. Aldo Menna e la Bellezza della storia ritrovata d’un giovane Patriota e l’importanza dell’immagine della Donna

Il Dott. Aldo Menna e la Bellezza della storia ritrovata d’un giovane Patriota e l’importanza dell’immagine della Donna

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IN BREVE:

  • Il senso profondo della storia
  • La storia come fonte di Bellezza
  • L’emblematica ricostruzione della vita di Barba e di suo fratello
  • Il lodevole impegno e l’encomiabile lavoro del Dott. Aldo Menna
  • Le interviste
  • Conclusioni: Testimonianza di una Donna partigiana

La storia è maestra di vita, ma lo è ancor di più nel momento in cui si è in grado di pervenire e recuperare le documentazioni ufficiali che attestano la veridicità di quanto avvenuto. La storia è, senza dubbio, simbolo di Bellezza universale che accresce la conoscenza di un individuo, ma anche di un’intera comunità. Nel caso specifico, la Bellezza è celata nel volto di un giovane uomo caduto ‘in guerra’ la cui immagine e le cui gesta vengono interpretate per mezzo della parola di una Donna, mentre la biografia del giovane, i cenni storici e la ricostruzione della sua breve vita sono stati resi possibili grazie all’encomiabile lavoro svolto nel corso di oltre tre decenni dal Dott. Aldo Menna il quale, a sua volta, si è avvalso del prezioso contributo di due Donne: Valentina Mazzocchi e la Dott.Ssa Cassi Cinzia e del parroco della chiesa di San Martino di Borgo Priolo, Alain Desirée Horanimana.

Un lavoro che ha reso onore a questo ragazzo soprannominato BARBA e a suo fratello, la cui memoria delinea un’altra meravigliosa forma di Bellezza.

 

Dott. Morris Franchini, qual è la rilevanza di questa serata culturale e l’importanza della presentazione del libro ‘Appendice documentaria al libro BARBA - Il coraggio di rinascere’?

‘L’importanza è, prima di tutto, quella di ricordare due ragazzi, due fratelli nati a Leporano, un piccolo paese della provincia ionica, i quali hanno perso la vita in battaglia. Entrambi hanno vissuto e sono morti lontano da qui; ognuno ha seguito la propria strada ed è giusto ricordare queste persone, in particolar modo Luigi perché è stato un Partigiano e un Patriota. Quindi, non si tratta soltanto di un mero esercizio della memoria o una mera celebrazione, ma è anche un atto di coscienza, soprattutto per una nuova Resistenza, una nuova valorizzazione della Costituzione che, purtroppo, negli ultimi tempi sta ricevendo notevoli attacchi’

 

Ecco, appunto, tu parli di valori, ma che importanza hanno i valori nel mondo odierno?

‘I valori sono il fondamento dell’esistenza della civiltà e senza non vi sarebbe, appunto, civiltà e non ci sarebbe vita. Senza valori ci sbraneremmo l’uno con l’altro’

 

Secondo te, sono andati un po’ perduti?

‘Sì e bisogna ritrovarli. Quindi, serate come queste devono servire, appunto, a ciò’

 

C’è sia la testimonianza che la rievocazione storica di un passato che, forse, in un certo senso è stato dimenticato: ne sei d’accordo?

‘Sì, assolutamente. Il passato deve essere sempre ricordato, perché il passato funge da insegnamento e, soprattutto, è fondamentale nei riguardi delle nuove generazioni’

 

Se tu dovessi parlare di Bellezza rapportata alla presentazione del libro, in che modo lo faresti?

‘La Bellezza è l’amore, il sacrificio per portare avanti questi valori e, quindi, sacrificare se stessi per gli altri; dunque, il concetto di umanità condivisa’

 

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Dott. Aldo Menna, cosa vuole riferirci in merito alla presentazione del libro?

‘Si tratta di una serata stupenda organizzata dall’amministrazione comunale, in modo particolare il Sindaco. Ovviamente, parliamo della presentazione di un libro che vede protagonista un giovane ragazzo dimenticato (poiché non aveva famiglia e, quindi, è stato dimenticato da tutti) sul quale ho voluto fare luce già da diversi anni. Ho cercato di documentarmi quanto più possibile sul percorso di vita del nostro protagonista, tant’è che ho preso contatto con un famoso storico di Pavia con il quale ho collaborato per diversi anni. Correva l’anno 1988 e avevo ancora scarse notizie sul ragazzo che aveva perso la vita durante uno scontro a fuoco che è risultato alquanto importante in quanto coincide con l’avanzata delle truppe partigiane. Dunque, come dicevo, non vi era nulla se non l’atto di morte redatto dal sacerdote, ma privo delle generalità dei defunti in quanto tali informazioni le aveva solo il comando. Quindi, quando è emerso il nome ‘Romeo Del Plato Luigi’, ho scoperto che non era ciò che corrispondeva alla realtà, come anche il luogo in cui era nato (dato che è stato scritto che era nativo di Vicenza, proprio come lo stesso aveva riferito). Il nostro protagonista ha, poi, cambiato il suo nome di battaglia, una volta cambiato il luogo in cui militava e i compagni con cui si rapportava, decise di cambiare il nome di battaglia fittizio in ‘BARBA’. Seguono anni di sacrifici con i suoi compagni; mentre, per quanto riguarda le informazioni relative alla compagine a cui apparteneva, abbiamo scoperto che lui apparteneva al Reggimento Artiglieria di Milano, praticamente il gruppo di assalto (ci avviciniamo alla X Flottiglia MAS che Junio Valerio Borghese lo ha tramutato in Decima MAS).

Molti ragazzi che erano nella caserma (dove lui stava) son scappati via, evidentemente perché erano stati addestrati a uccidere e, quindi, son scappati in montagna e, da questo momento in poi, il nostro BARBA è diventato un Partigiano’

 

L’appellativo BARBA è casuale, è dovuto a un fattore estetico?

‘Sì, perché portava la barba lunga, proprio perché (come molti altri) se la fece crescere per non farsi riconoscere. Difatti, occorre sapere che i militari (carabinieri, polizia, artiglieria) erano conosciutissimi per cui, quando i sicari li incontravano, li uccidevano subito senza alcun tipo di ripensamento, soprattutto perché conoscevano tutto di loro. Lui si fece crescere la barba e, con il passare del tempo, i compagni lo iniziarono a chiamare ‘BARBA’ e, in tal modo, rimase fino alla fine dei suoi giorni. Infatti, negli archivi dell’ANPI lui è registrato come Luigi Del Plato detto ‘BARBA’’

 

Nel mondo contemporaneo, quant’è importante il ricordo, ma, soprattutto, quant’è rilevante tramandare la storia ai giovani e a coloro che vivranno questa terra in futuro?

‘Io mi sono posto un principio fondamentale, cioè di dar vita a questo ragazzo. Per tale motivo, ho scritto ‘BARBA, il coraggio di rinascere’, sebbene mi sia avvicinato a lui con un primo libro nell’84 con le testimonianze dei suoi compagni sopravvissuti’

 

Si parla di BARBA e del coraggio di rinascere, ma questa rinascita a cosa è, essenzialmente, riferita?

‘Io voglio dare questa rinascita a questo ragazzo di cui la società si è dimenticata, compreso il suo distretto militare, perché, una volta morto, nessuno ha preso l’atto di morte di questo povero giovane e l’ha inviato al suo Comune. Solo un sacerdote lo ha redatto, ma in base alle informazioni che lui possedeva in quanto non vi era nulla che comunicasse la vera identità né sua né dei suoi compagni. Tra l’altro, anche tra di loro avveniva la stessa cosa perché, qualora uno di loro fosse stato catturato, non avendo informazioni sui compagni, nessuno sarebbe arrivato alla loro vera identità’

 

Qual è, invece, il monito verso chi è rimasto nel limbo della ‘dimenticanza’ e, quindi, non viene, ancora oggi, ricordato? Non ci sono documenti ufficiali?

‘I documenti sono riuscito a reperirli tutti, difatti ho impiegato 30 anni - però ci sono ancora tante persone che non vengono ricordate e la cui identità viene ancora celata - sì, ci sono - in che modo le si potrebbe portare ‘in vita’ - Io ho riportato quasi tutti a partire dalla nascita fino alla loro morte, attraverso anche l’ultimo documento che sono riuscito a riportare nell’atto di nascita del Comune di Leporano, sebbene sia stato difficilissimo, difatti ho impiegato 30 anni. Due figure fondamentali sono state importantissime in questa mia ricerca e si tratta di due Donne: Valentina Mazzocchi e la Dott.Ssa Cassi Cinzia.

Loro si sono messi a lavoro assieme anche al parroco della chiesa di San Martino di Borgo Priolo, Alain Desirée Horanimana, il quale ha scartabellato tra i documenti della parrocchia. Successivamente, hanno fatto autenticare dalla diocesi tutti i documenti, l’atto di morte compilato dal parroco, grazie anche all’addetto del Comune di Leporano che è riuscito, in maniera celere, a trascrivere l’atto e ad annotarlo. Poi, ha mandato i documenti alla Procura della Repubblica dove il tutto è divenuto ufficiale.

Entrambi i ragazzi (i due fratelli) erano davvero in gamba e venivano dalla Pestalozzi di Firenze (chiesa evangelica metodista) dove hanno avuto modo di istruirsi e di imparare un mestiere e, di conseguenza, ad apprendere l’arte che poteva risultare maggiormente affine ai ragazzi. Sia BARBA che il fratello erano maestri musicisti diplomatisi al Conservatorio di Firenze e davano anche degli spettacoli in città.

Questo rappresenta un vero e proprio patrimonio culturale per Leporano e i cittadini ne devono tutelare la memoria’

 

Tutte le testimonianze e i documenti di cui mi parlava sono racchiusi all’interno del libro.

‘Sì, sì, sono tutti contenuti nel libro’

 

Se lei dovesse parlare di Bellezza rapportandola a quanto trattato, in che modo lo farebbe?

‘La Bellezza l’ho trascritta nel libro attraverso l’impressione di una Donna staffetta che, poi, ha sposato un partigiano, la quale parla di BARBA: un uomo bello, simpatico e con tante qualità’

 

Che rilevanza ha l’immagine della Donna?

‘Importantissima. In queste parole ha scritto tutto. Lei descrive ciò che le Donne dell’epoca facevano e, quindi, il fatto di essersi recate in montagna per aiutare i loro uomini: a portare i viveri, gli indumenti. Questo è un fattore fondamentale perché questi uomini si nascondevano tra le cavità che io ho visitato per tanti anni e, all’alba, loro smantellavano tutto per poi sparire’

 

Dott. Vincenzo Damiano cosa pensa della presentazione di questo libro alquanto rilevante che rientra nell’ambito di una corposa rassegna culturale?

‘Si tratta di una serata importante. Abbiamo voluto dedicare ampio spazio alla cultura e, nello specifico, ci tengo molto a questo evento in quanto viene presentato un libro di Aldo Menna che, personalmente, lo descrivo un pulsanese-leporanese in quanto ha profuso tanto impegno per rievocare la memoria di un nostro concittadino, Luigi Del Plato, a cui abbiamo dedicato una piazza, mentre lo scorso anno abbiamo rievocato il centenario della sua nascita. Un evento importante che ha fatto registrare una buona partecipazione di pubblico, una cosa ‘insolita’ di cui ne vado particolarmente fiero’

 

Indubbiamente, è maggiormente sentita perché si tratta di un concittadino.

‘Sì, ecco si parla di un concittadino e vedo una buona partecipazione e sono contento di questo. Tanto lavoro da parte di Aldo Menna nel ricordare il nostro concittadino e, adesso, siamo giunti alla conclusione di questo lungo lavoro all’Ufficio Anagrafe e siamo riusciti, veramente dopo tanti anni, a registrare l’atto di morte di Luigi Del Plato. Per noi è una grande soddisfazione. Adesso resta da fare l’ultimo step, ovvero quello di riportare nella nostra cittadina i resti di Luigi, quindi ci impegneremo per portare a conclusione questo lavoro’

 

Dott. Giuseppe Lazzaro, cosa pensa di questa serata culturale e della memoria di questo giovane ragazzo che ha avuto vita breve?

‘Penso che sia necessario che diventi un esempio su come non bisogna essere indifferenti rispetto alle cose che cambiano, soprattutto rispetto a quello che sta succedendo adesso tra autonomia differenziata, premierato e quant’altro. Non essere indifferenti, cioè prendere posizione e questo fece Luigi BARBA; lui prese una posizione e ha pagato con la vita’

 

Quindi, secondo lei, la Bellezza è anche il ricordo, ma anche la storia che verrà tramandata ai posteri?

‘Assolutamente sì, assolutamente sì. È una storia moderna’

 

‘È strano, ho visto e incontrato spesso il BARBA, lo ricordo e lo vedo tuttora continuamente davanti ai miei occhi, eppure non riesco a descriverlo. Sembra un sogno. Lo ricordo come un ragazzo serio, molto serio, garbato, preciso e la vivacità dei suoi occhi spesso intensa che si oscurava a tratti di profonda malinconia. Ma i partigiani, anche se giovani, lontani dalle loro famiglie e dal loro paese e, soprattutto, per il loro particolare modo di vita in montagna, erano sempre tristi, preoccupati, spesso rustici. Di tanto in tanto, noi Donne andavamo su in collina per portare ai nostri uomini viveri e vestiti.

La nostra presenza rallegrava e confortava i partigiani. Spesso noi Donne eravamo l’unico collegamento tra la montagna e la pianura. Al freddo e alle difficoltà della montagna si inseriva il calore della famiglia; alle angosciose vicende e alla situazione di paura e di assedio nazifascista su tutto l’Oltrepò, ai partigiani combattenti e perseguitati è stato offerta la pronta accoglienza e tutto il sostegno della popolazione’ testimonianza della staffetta Partigiana Rovati Mariuccia, moglie del partigiano Mario Gatto.