Giulia di Quilio tra arte e sex positive
Chi la segue su Instagram la apprezza come attrice e performer di burlesque, ma anche come mamma e moglie. Chi la ascolta nel suo podcast la conosce in una versione più esplicita mentre parla di sesso e sessualità con “licenza di dire tutto, anche quello che non so”, confessa. Ma da qualsiasi punto la si guardi Giulia di Quilio è un concentrato di talento: un’artista poliedrica con un lungo bagaglio di esperienza, che però ha ancora l’entusiasmo dell’esordiente. Lo si capisce dalla sua voce squillante, decisa ma allegra e dalla sua voglia di comunicare e parlare dei suoi progetti, del suo presente – reduce dalla mostra del cinema di Venezia dove ha presentato la seconda stagione del suo podcast "E’ il sesso bellezza!” – e del suo futuro.
La recitazione, il burlesque, la donna, la mamma. Chi è Giulia di Quilio?
Tante cose perché noi donne siamo sempre tante cose insieme. Quindi non riesco a dire che una identità prevale sull'altra, però sicuramente non mi piace essere una cosa sola. Sono tutte espressioni di me.
La sensualità e la sessualità sono al centro della tua professione. Quanto è difficile parlare di questi argomenti e portarli sul palco?
Lo racconto proprio nel podcast, sono riuscita a farlo solo dopo un lungo lavoro su me stessa. Grazie all'analisi sono riuscita davvero a spogliarmi sul palcoscenico perché io stessa ho introiettato i pregiudizi. Parlare di sessualità è ancora un taboo soprattutto se a farlo è una donna o una bella donna. C'è sempre un po' di pregiudizio in generale sulle donne, poi quando si toccano tematiche come erotismo e sessualità ancora di più. Ti dico solo che appena ho annunciato la prima stagione del podcast sui social, un uomo si è sentito in dovere di dirmi: "Ah stai andando su un terreno molto scivoloso".
Parliamo del tuo podcast per il quale sei a Venezia. Come è nata l’idea e cosa ci dobbiamo aspettare da questa seconda stagione?
L'ho lanciato nel 2021, quindi è stato un po' figlio del periodo del Covid, quando non lavoravo a teatro ed ero ferma. Mi sono avvicinata al mondo dei podcast e ho capito che è un mezzo espressivo perfetto per divulgare certe tematiche attraverso la voce e ho lanciato la prima serie, che ha avuto un grande riscontro (vincitrice del premio Miglior Podcast Benessere agli Italian Podcast Award 2022, ndr). Diciamo che ho trovato terreno fertile e ho capito che è importante parlare di sessualità. Nella seconda serie continuo con i miei monologhi su temi più legati alla coppia e ho aggiunto delle interviste a persone che portano avanti la sex positive. Un messaggio quest'ultimo, che mi piace portare avanti, perché parlare di sesso deve essere bello, luminoso e non visto come qualcosa di torbido, da nascondere o di cui vergognarsi.
Passiamo al burlesque. Negli anni 2011/2012 questo tipo di spettacolo diventa un fenomeno nel nostro paese. Oggi è quasi un prodotto di nicchia: come è cambiato nel tempo?
Io mi sono avvicinata al burlesque nel 2010, Dita Von Teese era stata a Sanremo, e si parlava per la prima volta di burlesque in Italia. In quegli anni se ne parlava molto e sono nate delle scuole di performer, ma sicuramente oggi è uno spettacolo di nicchia perché non si trova nei cartelloni teatrali, ma è più legato ai club e agli eventi in stile vintage o rockabilly. In generale il burlesque affascina e attira donne di tutte le età e di tutte le taglie.
Il burlesque non è un'attività fisica, ma non è neanche solo recitazione. Qual è la sua identità?
È un'arte performativa che unisce il teatro alla danza, ma l'importante - nel burlesque - è la personalità. Si lavora tantissimo per liberare la propria femminilità, il proprio erotismo, la propria sensualità. Ogni donna viene sempre giudicata per il suo aspetto fisico, così succede che quando arriva un'allieva - io insegno anche - è piena di complessi sul proprio corpo, dalle donne più belle a quelle meno appariscenti. Fare burlesque significa fare un lavoro su sé stesse per imparare a piacersi, che non mai scontato. Farlo poi sul palco - dove non c'è solo un lavoro coreografico - è coraggioso ed è ancora in qualche modo un atto rivoluzionario.
Qual è la percezione del corpo femminile nel burlesque?
Nel 2022 sono stata censurata per uno spettacolo, significa che ancora il corpo nudo di una donna fa paura. Va ancora divulgato il messaggio del burlesque, perché se da una parte c'è chi gli riconosce un valore, quello artistico, dall'altra c'è ancora chi lo vede male, come è successo a me. Con tutto che sul palco non si rimane mai nude completamente, si rimane con lo slip e il copri capezzolo. Eppure, in qualche modo ancora c'è chi rimane turbato.
Il corpo nudo di una donna fa così paura?
Io credo che, a fare paura, non sia il corpo nudo in sé, che ormai si vede ovunque persino sui social, dove viene esposto molto di più e - a volte - in modo più volgare. Penso piuttosto che alcuni abbiano paura della libertà della donna nell'usarlo consapevolmente. Alla fine dello spettacolo si avvicinano soprattutto le donne, che sono quelle che rimangono più affascinate e comprendono di più. L'uomo si sente ancora un po' intimidito ma tra loro c'è chi lo vede come una forma d'arte e chi vede solo uno strip e questo lo turba. Credo che chi giudica non sia risolto lui stesso su queste tematiche sessuali.
Cos’è per te la bellezza, visto che con il corpo e l’immagine ci lavori?
Ormai ti posso dire la consapevolezza, perché sicuramente ero più bella a 20 anni. Ho avuto una gravidanza gemellare e non sono la stessa di un tempo, ma mi sento paradossalmente più bella adesso, perché mi sento più sicura, perché ho lavorato su me stessa, per l'esperienza accumulata, che non è mai una cosa da sottovalutare. Mi prendo cura del mio corpo, ma non in maniera ossessiva, faccio gyrotonic, un macchinario che usano molto i ballerini e mi serve per riallineare la schiena e ho scoperto un'elasticità che non sapevo di avere.
Cosa c'è nel tuo futuro?
Ho tanti sogni nel cassetto. Sto girando un film di una produzione francese, a breve sarò in teatro con un nuovo spettacolo; quindi, diciamo che sono abbastanza focalizzata sul breve periodo. Però devo ricavare anche del tempo per progetti nuovi e tra questi c'è un libro mio, più personale di un saggio sul burlesque che ho scritto tempo fa. Il podcast mi ha dato il "la" e materiale ce n'è, poi vedremo. L'idea c'è.