Festa di Bacco. La danza delle vestali di Roma - Infoestetica Magazine

Festa di Bacco. La danza delle vestali di Roma

Festa di Bacco. La danza delle vestali di Roma

IN BREVE:

  • Le donne e la Festa di Bacco
  • La tradizione d’un tempo
  • Le vestali romane
  • Danze e tragedie in onore della Festa di Bacco
  • Il  simbolismo, i canoni e le fonti
  • La cura estetica

Maestosità ed eleganza si fondono all’unisono mentre le donne si immergono in una solenne danza come tributo a Bacco. Parliamo della festa degli antichi romani, originaria della Magna Grecia, la quale veniva celebrata in prossimità della primavera.
La storia presenta diverse versioni in merito ai festeggiamenti di codesta festività, tra le quali emerge il racconto di Livio spesso in antitesi con quanto dallo stesso descritto e illustrato, ma anche pervenuto sino a noi. D’altronde, occorre sempre comprendere e capire quale sia il fondo di verità e dove viene narrata la realtà dei fatti, come anche nel caso della Festa di Bacco.
Ad ogni modo, le matrone avevano la possibilità di prendervi parte, anzi erano molteplici le donne che si esibivano in danze sceniche e di prestigio che onoravano la ‘divinità’. A tal proposito, siamo giunti alla descrizione della rievocazione di tale solennità concepita secondo la tradizione d’un tempo.
Le vestali romane: danze e tragedie in onore della Festa di Bacco
All’interno di una location suggestiva, si è svolta la rievocazione della celebrazione della Festa di Bacco. Ogni minimo particolare permette di constatare il lavoro peculiare e certosino svolto affinché lo spettacolo venisse riprodotto in modo fedele.
Movenze sinuose, gesti delicati, vestali eleganti ed espressioni che sanno comunicare e arrivare al cuore dei presenti, sono questi i dettagli di una serata che mette al centro di tutto la donna romana che evidenzia quel tocco di contaminazioni greche che si traducono esteriormente ed esteticamente. Emozioni struggenti visibili nel corso di una rappresentazione scenica che, spesso e volentieri, i romani dei ceti più alti erano soliti assistere durante i loro banchetti o le festività.
La bellezza traspare negli sguardi, dai gesti delicati e ricercati, dalle forme femminili ricamate sulle stoffe d’una tunica che avvolge il corpo e le tipiche rotondità della figura della donna. 
Ogni dettaglio è pura eleganza rappresentata con maestria anche dalle diapositive gentilmente concesse da Salvo Lupo, le quali immortalano la bellezza femminile nella sua interezza, evidenziando quelle peculiarità che richiamano e sono tipiche della civiltà romana. E, come rammentato dianzi, non si tratta solo di danza, ma anche di una rappresentazione struggente colta dall’urlo della donna seduta in terra circondata dalle ancelle che si dispongono in maniera concentrica attorno a lei.
Parliamo di elementi che, alla vista, potrebbero sembrare interessanti, ma in realtà vi è molto di più, in quanto si può facilmente individuare un certo simbolismo che, in Epoca Romana, aveva la sua rilevanza. Difatti, i romani creavano le loro città rispettando alcuni canoni e calcoli matematici ben precisi; dunque, questo ci pone dinanzi a una serie e attenta riflessione che ci induce a pensare che loro non fossero solo legati a una questione estetica, ma anche a tutto il contesto generale.
È evidente (sia dalle diapositive che da quanto narrato dalla storia e dai poeti) che gli uomini e le donne romane avevano molta cura del loro corpo e della bellezza, amavano apparire e risultate esteticamente perfetti attraverso una serie di cure per l’epidermide e un’attenzione particolare al vestiario e agli ornamenti  che meglio si abbinavano ai loro vestiti. Una visione chiara che si presenta dinanzi a noi come una sorta di effige che, oltre a immaginarla nella nostra mente, si concretizza sia nel lavoro fotografico che nella visione che si presenta dinanzi al pubblico mediante rappresentazioni teatrali o eventi che richiamano quei determinati periodi storici.

Tale descrizione e illustrazione potrebbe servirci a conoscere meglio un popolo che, nel corso della storia, ha saputo lasciare la sua impronta e giungere sino a noi attraverso le varie fonti di cui disponiamo.
‘Che cosa, migliore di Roma?’ Ovidio