Dott. Ermanno De Simone - Estetica e benessere. La relazione tra corpo e mente passa dalla cura di sé
IN BREVE
- Esiste un legame tra corpo e mente? Un intervento di chirurgia estetica può avere effetti sull’ “anima”?
- Accettare il proprio corpo, piacersi, influisce sul benessere psichico di ognuno. Ci sono tanti modi per raggiungere questo scopo, uno riguarda la chirurgia e medicina estetica
- Il dott. Ermanno De Simone, psicoterapeuta, ha risposto alle domande sulla relazione tra corpo e mente nel determinare il benessere della persona
Esiste un legame indissolubile tra corpo e mente, estetica e anima, per cui l’uno è specchio. Qualche mese fa, nel corso di un’intervista, una paziente, che si era da poco sottoposta ad un intervento di chirurgia plastica, ha raccontato quanto fosse importante per il proprio benessere psichico poter finalmente vedere nello specchio la sua nuova immagine, più bella della precedente e, soprattutto, più vicina alla propria anima.
Per dare una spiegazione autorevole a questo concetto, abbiamo posto alcune domande al dott. Ermanno De Simone, psicoterapeuta.
Estetica e anima, corpo e mente. Sfere distinte o complementari?
Possiamo dire che si tratta di realtà complementari tra loro, perché nell’una e nell’altra diade ci si riferisce tanto ad esperienze relative alle nostre sensazioni quanto a quelle riguardanti le nostre emozioni. In entrambi i casi, dunque, elementi collegati tra loro.
Si può curare la mente come si curerebbe il corpo?
Non solo possiamo, ma dobbiamo prenderci cura della mente con la stessa sollecitudine adoperata nel curare il corpo. Perché, nonostante gli irriducibili atteggiamenti assunti da alcuni “organicisti convinti”, l’approccio al paziente deve avere una valenza olistica. Al riguardo, mi rifarei al concetto di Lucrezio “…corporis atque animae consistimus uniter apti”. Dunque, corpo e anima inscindibilmente uniti.
Secondo lei perché molte persone hanno difficoltà ad accettare il proprio corpo?
La difficoltà nell’accettare il proprio corpo è intuibilmente legata ad una non gratificante percezione del proprio aspetto estetico. Tuttavia, questo non è un atteggiamento completamente “autogeno”, in quanto nella sua determinazione gioca un ruolo assai suggestivo il confronto con “l’altro” in genere; oltre che con le sollecitazioni derivanti dalla propria esperienza relazionale.
In che misura l’esperienza, il contesto sociale, la sfera affettiva condizionano la percezione di sé?
Come ho detto prima, l’ambiente nel quale si vive, di certo caratterizzato da atteggiamenti, mode, correnti di pensiero può generare, in non poche persone, una sorta di disagio estetico. Che viene senza dubbio amplificato nel caso di una fragile struttura emotiva; e quindi assai più vulnerabile a fronte di particolari suggestioni esterne.
La chirurgia estetica può essere una soluzione?
Senza dubbio la chirurgia estetica può sovente offrire un aiuto significativo. E questo soprattutto nelle situazioni in cui il soggetto chieda aiuto per risolvere un disagio percepito nelle sue esperienze relazionali e non per andare alla ricerca di un cambiamento dell’aspetto fine a sé stesso.
Spesso, nel corso delle interviste a medici e chirurghi estetici, ricorre l’affermazione che lo specialista in queste discipline debba essere “un po’ psicologo” per capire le reali necessità del paziente. Cosa pensa di questa affermazione?
La condivido. Ritengo, infatti, che i colleghi della Medicina e della Chirurgia Estetica dovrebbero possedere, nel loro bagaglio professionale, anche una spiccata attitudine all’approccio psicologico col paziente. Non solo perché darebbe un importante contributo alla loro formazione, ma anche perché si potrebbe creare una ancor più rassicurante sintonia col paziente stesso