Donna. Dalla Roma Antica ad oggi - Infoestetica Magazine

Donna. Dalla Roma Antica ad oggi

Donna. Dalla Roma Antica ad oggi

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IN BREVE:
L’evoluzione della Bellezza
La donna come Madre Natura o dea della Bellezza
La figura femminile nella storia
Le ‘libertà’ attuali e le limitazioni del passato
La bellezza estetica tra passato e presente
L’abbigliamento e la cura della pelle nella storia

Si parla spesso di canoni estetici e di Bellezza, talvolta tralasciando quelli che rappresentano i punti chiave di una evoluzione e un progresso che ha messo in risalto la figura  della donna solo negli ultimi secoli. Difatti, sebbene si pensi che la donna sia sempre stata al centro di tutto, in realtà dovremmo ricrederci in quanto la sua figura non sempre è stata millantata e, nella storia, questa effige che viene paragonata a Madre Natura o alla dea della Bellezza è stata vittima di ingiustizie e angherie. La donna ha acquisito i suoi diritti solo nel corso degli ultimi anni, riuscendo a ottenere un ruolo che la rende uguale all’uomo, ma il suo passato cela qualcosa di ben più profondo che scava nell’anima, scruta con curiosità e ci induce a ricordare ciò che lei rappresentava in un determinato periodo storico, ovvero: l’Antica Roma.


La donna dell’Antica Roma e quella contemporanea


Libertà, vestiario, bellezza e sessualità sono alcuni fattori che hanno reso la donna un’immagine divina nel tempo, ma anche martoriata e schiavizzata. La donna ha una sua storia tra le pagine antiche e moderne, un passato fatto di privazione di libertà e di conquiste, di soprusi e di diritti innegabili. La donna è eleganza, ma anche simbolo di raffinatezza e fertilità, in quanto procreatrice di vita i cui seni sono frutto di abbondanza e fonte di nutrimento. In egual modo, le libertà sono state un punto cruciale poiché, come illustrato dai giuristi latini, la donna romana aveva delle limitazioni giuridiche, ma, nel contempo, anche delle libertà che venivano concesse a tutti: come accedere alle terme in cui era possibile trascorrere metà giornata, assistere all’ars oratoria e alle esibizioni dei saltimbanchi e accedere ad ambienti comuni sia a uomini che a donne. Di certo, in epoca romana, le terme rappresentavano un luogo ove le donne potevano sfoggiare il loro fascino, farsi vedere, ma senza combinare matrimoni, in quanto il tutto era prestabilito dai genitori (ma potevano comunque trovarsi un amante). Oggi, invece, queste pratiche sono in disuso e, la donna, ha la possibilità di esprimersi e rapportarsi, oltre che confrontarsi, con gli uomini. Inoltre, i rapporti sociali sono differenti, in quanto non è più la famiglia a decidere o combinare i matrimoni, dunque vi è molta più libertà. La semplicità adornava la purezza di una donna, come avviene nel mondo attuale, sebbene gli ornamenti fossero e sono considerati fattore di bellezza e arricchimento che contribuiscono a incorniciare una raffigurazione concreta:la donna stessa.

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Ovidio scrisse sulla donna:
‘Quando il pallio di lei pende troppo e tocca il terreno, prendilo e sollevalo con delicatezza dal fango della strada. Come ricompensa ai tuoi occhi si presenterà subito, senza che la fanciulla possa evitarlo, lo spettacolo delle sue gambe’.
La Bellezza estetica della donna nell’Antica Roma paragonata al tempo coevo
I canoni estetici illustrati nell’Antica Roma non sono molto differenti da quelli attuali, in quanto la donna aveva il dovere di rispecchiare quella Bellezza Estetica che le rendeva graziose e affascinanti. Parliamo di un fattore che, nell’Antica Roma, era fondamentale e che costringeva persino le madri delle giovani a diete ferree purché fossero magre. Tant’è che in un testo dell’epoca si legge quanto di seguito riportato:
‘Le nostre ragazze sono costrette dalle loro madri ad avere spalle cascanti e seno schiacciato, perché sembrino magre. Se le vedono un po’ troppo in carne dicono che assomigliano ai lottatori da fiera e le riducono il cibo. In questo modo, anche se posseggono grazie naturali, le fanno diventare dei fuscelli, ma è proprio così che piacciono’.
Un’usanza che non veniva accettata da tutti, ma che, nonostante tutto, era sacrosanto rispettare. Dunque, essere magre era simbolo di Bellezza e, nel mondo coevo, non possiamo di certo dire diversamente. Difatti, i canoni estetici non sono molto differenti da quelli di quell’epoca e, spesso e volentieri, sono le stesse giovani donne che si privano del cibo affinché rispecchino un certo fisico che simboleggia l’ideale di perfezione. In fin dei conti, siamo tutti consapevoli che la Bellezza non può essere illustrata come magrezza perché il tutto ruota attorno alla fisicità di ogni individuo e al fabbisogno energetico di cui necessita per affrontare la giornata. Non occorre ricorrere a drastiche soluzioni che potrebbero comportare dei disagi o problemi di salute, come non è necessario millantare le rotondità esagerate, ma solo forme sinuose che rendono l’idea del corpo femminile.
Graziosa è colei che ha un portamento fascinoso ed elegante con mostranze sinuose e di signorilità.
L’abbigliamento tra passato e presente e la cura della pelle
La donna romana sfoggiava il suo fascino tra i cardi e i decumani dell’Urbe, facendo denotare una particolare attenzione alle peculiarità che esibiva pubblicamente. Ovviamente, facciamo riferimento al vestiario che seppur di seta ed elegante doveva contraddistinguersi con ornamenti che avrebbero arricchito la donna e il vestito in sé. Un modo, questo, che contribuiva a far risaltare la loro bellezza, in particolar modo, quella delle donne aristocratiche molto legate al concetto di apparire e di farsi notare soprattutto quando vi erano delle occasioni pubbliche, a teatro o durante le passeggiate. Ma non solo, avevano una particolare cura anche nella scelta dell’acconciatura che doveva, necessariamente, essere all’ultima moda e dovevano indossare molteplici ornamenti come gioielli splendenti. Ma il loro riguardo non interessava solo quello che vi abbiamo appena presentato, in quanto avevano una speciale attenzione per la cura della pelle. Non a caso, la cura dell’epidermide rappresentava una vera e propria ossessione, in particolar modo per le donne romane che appartenevano ai ceti più alti. Il ché permise di affinare un’arte che, anche oggi, è frutto di passione, dedizione e tempo: il trucco.
L’incarnato doveva essere piuttosto luminoso, roseo e candido, tant’è che si arrivò a produrre e creare delle creme per la cura della pelle che contenevano: lanolina, amido e ossido di stagno. Ma questi non furono gli unici elementi utilizzati per schiarire il viso, in quanto le donne romane utilizzavano anche una miscela a base di gesso, farina di fave, solfato di calcio e biacca. Ovviamente, il tutto dipendeva dalle possibilità di ognuna di loro e da quello che riuscivano a rinvenire.
Oggi, invece, la donna copre un ruolo prettamente importante nella società. Non è solo madre, ma anche ‘matrona’ della casa e ha acquisito gli stessi diritti dell’uomo. Il suo ingresso nel mondo del lavoro non è stata una conquista del tutto semplice, ma, proprio per tale motivo, la donna si è fatta fautrice di bellezza anche sul campo del lavoro portando in alto i valori che vengono dettati dai canoni estetici previsti nel mondo coevo. Parliamo di canoni che, a ogni modo, possono variare da soggetto a soggetto, in quanto non sempre il gentil sesso è propenso a utilizzare trucchi o appesantire il proprio viso con marcature sulla propria epidermide. Anche un lieve colore sulla propria pelle potrebbe contribuire ad accrescere la bellezza innata di una donna, facendo denotare un’accurata ricercatezza di bellezza che è intrinseca in ognuna di esse e che occorre scorgere oltre le apparenze.

D’altronde una Donna è uno scrigno prezioso, il cui involucro è visibile all’esterno e il cui tesoro è celato dietro il suo sorriso e la sua volontà di mettere a nudo la sua anima e la sua essenza.