Arte

Come ti divento bella (A. Kohn, M. Silverstein, USA 2018)

Il nuovo film con Amy Schumer parla di bellezza e personalità. Chi ha detto che le due cose non vadano a braccetto?

Renée Bennett è una donna insicura a causa del proprio aspetto fisico. È in sovrappeso e lavora in un sottoscala buio a Chinatown. Il suo sogno è lavorare a Manhattan nella sede principale di Lily LeClair, l’azienda cosmetica che assume personale seguendo standard di bellezza elevati. Un giorno, a causa di un incidente, Renée batte la testa e al risveglio si vede bellissima e in forma nonostante non sia cambiata di una virgola e non abbia perso neanche un etto. L’insolito episodio la porterà a scalare la vetta del successo, spinta da una spiccata sicurezza in se stessa mai provata prima.

Chi è Amy Schumer, che presta il volto a Renée Bennett? Per chi non la conoscesse è l’attrice statunitense che negli ultimi anni è arrivata anche nelle nostre sale con la sua comicità irriverente. È l’attrice che ha fatto impazzire gli spettatori mostrando il suo corpo “normale” come oggetto di ironia. Dietro ai suoi personaggi sembra nascondersi una rinnovata ed arrabbiata Bridget Jones, che ruggisce contro un mondo maschilista che vorrebbe ogni donna imbalsamata dentro un involucro perfetto al centimetro. Amy, come il personaggio di Bridget Jones prima di lei, non ci sta, e segue al cinema come in televisione una linea comica precisa, di quelle che si amano o si odiano senza vie di mezzo.

In Come ti divento bella i presupposti annunciano una trama apparentemente scontata che si muove sulla classica lotta tra apparire ed essere. Tuttavia i registi Abby Kohn e Marc Silverstein (già sceneggiatori di altre commedie tra cui La verità è che non gli piaci abbastanza e Single ma non troppo) portano sullo schermo la malattia del corpo perfetto. Tra camei e piccoli ruoli di vere top model (Naomi Campbell ma soprattutto Emily Ratajkowski) il corpo attraente è quello di Amy Schumer nelle sue forme morbide e sensuali di donna vera. Il famoso dualismo si risolve con un risultato preciso: non essere o apparire, ma far sì che essere e apparire coincidano. Facile a dirsi, meno facile a farsi. In un periodo storico in cui la foto del profilo ha più appeal della sua descrizione, nessuno ha voglia di fermarsi a scoprire se dietro la posa con labbra a sedere di gallina si nasconda qualcosa di più di un ashtag particolarmente efficace. La psicosi della perfezione spesso porta a realizzare il suo esatto contrario, con corpi deformati dall’eccessiva chirurgia e flaconi di psicofarmaci sempre pronti sul comodino.

In un film come Come ti divento bella si può trovare un nuovo modello da seguire, sicuramente femminile, politicamente poco corretto e spietatamente liberatorio (sì, cari uomini, le donne non usano il bagno solo per truccarsi, fanno molte delle cose che fate anche voi). Non sono mancate le critiche dalla stampa internazionale che ha accusato la Schumer di non essere abbastanza grassa o troppo poco attraente per essere davvero perfetta nel ruolo. A bene vedere, nemmeno Emily Ratajkowski avrebbe diritto di dire “mi vedo brutta” – cosa che dichiara in un momento del film – dato che è considerata una super top model di fama internazionale. Il film parla di ben altro e affronta i condizionamenti che l’ambiente in cui siamo immersi ci porta a vivere quotidianamente. Affermare che Amy Schumer non è abbastanza grassa per il ruolo significa fermarsi alla tesi iniziale sul rapporto tra essere e apparire, senza immergersi nelle infinite declinazioni che il discorso può avere. Ogni donna può vedersi bella o brutta a prescindere da come la vedono gli altri. Il lavoro veramente duro sta nel trovare i propri punti di forza, potenziarli e vincere i limiti che noi stesse ci imponiamo. Come ti divento bella insegna proprio questo: prende di petto la questione e parla a tutte le donne con la grinta di cui hanno bisogno.


di Teresa Peccerillo