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Marta Flavi: «L’età? È solo un numero!»

In Breve


• Per Marta Flavi l’età anagrafica è solo un dato. La bellezza va al di là degli anni e per mantenersi in forma è necessario praticare attività fisica e seguire un’alimentazione sana ed equilibrata.
• I segreti di bellezza della conduttrice? Creme idratanti, un trattamento laser a infrarossi e un’ora di allenamento tra cyclette e pesi oltre a 60 minuti di passeggiata veloce al giorno.
• Il ricorso alla chirurgia estetica deve essere valutato di caso in caso attraverso la consulenza di validi professionisti e con consapevolezza. Sì, se può essere di aiuto per superare un disagio psicologico che diventa sociale.
• La medicina estetica, l’eccessivo utilizzo di filler e botox, per Marta Flavi generano un’omologazione e un effetto framing, spersonalizzando l’espressività del volto che può essere affascinante anche con i suoi difetti, comunque correggibili tramite il make up.
• Mai lasciarsi trasportare dalle mode estetiche, la conduttrice suggerisce di ponderare ogni intervento con cura, poiché è pur sempre un’operazione chirurgica.

Marta Flavi La bellezza salverà il mondo ma l’età è un’altra cosa. Non si tratta di rincorrere il sogno dell’eterna giovinezza, quanto piuttosto della capacità non superficiale di prendersi cura di sé nonostante gli anni che passano. Per piacere e piacersi, senza odiarsi davanti allo specchio. E sorridersi con gradevolezza. Lo racconta Marta Flavi, che regala consigli anche alle più giovani. Contro la moda dell’omologazione, a favore di un approccio consapevole alla chirurgia e alla medicina estetica, la signora della televisione italiana svela i suoi segreti per essere sempre impeccabile ed elegante.

Cos’è per lei la bellezza?
«Qualcosa che è lontano dalla perfezione ma molto armonico. Ci sono attori e attrici che per questo motivo hanno avuto un grande successo. Penso a Richard Gere, considerato bellissimo ma con gli occhi piccoli e il nasone e, per essere un americano, con i denti storti. Tra le italiane famosissime mi viene in mente Monica Vitti, che ha scardinato i classici stereotipi estetici con un naso importante, una bocca grande, ma un volto che bucava lo schermo. La bellezza è armonia, nasce da un certo atteggiamento interiore. Un conto è l’estetica, un altro è l’animazione che le dai. Se si passa la vita ad essere arrabbiati con il mondo, desiderando quello che non si ha e invidiando tutti, automaticamente si genera un’inevitabile contrazione dei muscoli facciali che rende brutti!».

Che rapporto ha con l’immagine di sé?
«Mi piaccio molto, sono stata abituata sin da piccola all’idea che avrei dovuto essere intelligente ma non bella. Però guardandomi mi vedevo piacevole e piacente, anche se ho coltivato doti che esulano dalla bellezza. Ho una casa piena di specchi e quando mi guardo sorrido a me stessa».

Marta Flavi Ci sarà qualcosa di lei che non le piace, o no?
«Avrei voluto avere un seno meno grosso. Sono una donna con un décolleté molto grande che è sempre piaciuto tanto agli uomini, ma a me non fa impazzire. Non ho mai avuto il desiderio di ridurlo perché è un’operazione molto complessa e dolorosa».

E con l’età come la mettiamo?
«Oggi ci sono tutti gli strumenti affinché una donna, dai 50 fino agli 80 anni, possa essere gradevole, femminile, piacevole nel vedersi e avere successo sul piano estetico. Non è difficile. Io non mi sono rifatta ma credo di dimostrare almeno 25 anni di meno di quelli che ho, prendendomi cura di me stessa. Così Ornella Muti, Milly Carlucci, Barbara d’Urso, Lilli Gruber e Alessandra Mussolini. Non sono da sola. Esistono un sacco di sistemi, ad esempio affidarsi ad un nutrizionista, praticare attività sportiva, utilizzare creme non necessariamente costose che consentono l’idratazione. Un vero e proprio sistema con un programma da seguire per essere in forma a qualsiasi età. Mia madre è scomparsa a 97 anni, il medico quando la vide mi domandò se ne avesse un’ottantina. Non è un aspetto superficiale, non si tratta solo di inseguire il sogno di una giovinezza che non c’è più, ma quello di avere l’opportunità di guardarsi allo specchio e sorridersi invece di odiarsi. Inoltre, consiglio la terapia ormonale sostitutiva, quella che seguono i trans. Chi la può fare la faccia, nel nostro Paese non la fa quasi nessuno».

Favorevole alla chirurgia estetica?
«Più che alla chirurgia, le italiane fanno ricorso soprattutto alla medicina estetica, quindi i filler e il botox. Non so perché, ma noto che in Italia più che in altri Paesi c’è una tendenza di gonfiare la bocca, rifarsi gli zigomi, spalancare gli occhi col botulino. Così diventano tutte uguali, irriconoscibili e senza personalità. Nel Cinema italiano,americano e francese di un tempo, le donne erano ognuna diversa dall’altra. Mi vengono in mentre, oltre a Monica Vitti, Sophia Loren, Elsa Martinelli, Gina Lollobrigida. Attrici con peculiarità proprie e distinguibili. Audrey Hepburn era differente da Brigitte Bardot. Persone che avevano caratteristiche chiare, non amo l’omologazione che, a mio avviso, dipende più da un’aggiunta di filler che dalla chirurgia vera e propria. Ho vissuto negli Stati Uniti, Meryl Streep probabilmente ha fatto un paio di lifting, ma rimane una donna fresca e non ridicola. Jane Fonda, a 83 anni, ne ha fatto uno ultimamente: non ha gli “zigomoni” asiatici, le labbra stile afro e lo sguardo plastificato».

Secondo lei da cosa dipende tutta questa omologazione? Voglia di visibilità mediatica?
«È un gusto, una moda, si vedono bene così e nessuno glielo fa notare perché frequentano persone che sono come loro. Ovviamente ci sono situazioni in cui ricorrere alla chirurgia estetica è necessario: penso a quelle signore che hanno due o tre sottogola e tengono il mento sporgente con le mani, tentando di coprirlo quando devono farsi scattare una foto. A loro consiglio di intervenire, perché è una cosa brutta da vedere esteticamente, in questo caso l’operazione chirurgica dovrebbe essere passata dalla mutua e dal sistema sanitario nazionale. Lo stesso per chi ha difetti nasali importanti. Perché una persona dovrebbe convivere con un disagio del genere?».

Marta Flavi Il difetto fisico diventa disagio psicologico e sociale?
«Certo, è esatto. A volte scattano degli odi nei confronti di chi non ha quel difetto e si mettono in moto dei meccanismi di rabbia e frustrazione in chi è più fragile e avrebbe voluto nascere come Sharon Stone. In questo caso, ci vogliono la forza e il coraggio per cambiare se stessi eliminando un disagio socio-psicologico abbastanza forte».

Armine Harutyunyan, modella armena che ha sfilato per Gucci, è stata vittima di body shaming sul web perché non corrisponde ai classici canoni. Cosa ne pensa?
«Molto interessante il suo volto, meno le sopracciglia che immagino dipendano da scelte e tendenze utili all’universo delle passerelle. La personalità di un viso è importantissima: le occhiaie possono essere molto sexy, una leggera borsa che accarezza lo sguardo pure. Gli uomini non guardano queste cose, l’amica cattiva che te le sottolinea in continuazione sì!».

I suoi segreti per essere bella?
«Non faccio ricorso al filler, poiché ho una pelle chiarissima. Ci ho provato, ma mi viene un livido blu che dura per 20 giorni. E quando sparisce il livido è già finito l’effetto del filler. (ride, ndr) Non sono mai andata struccata a letto nella mia vita, spendo cifre iperboliche in creme che uso tantissimo. Sono stata abituata ad avere cura del mio corpo che bisogna mantenere in forma il più a lungo possibile. Poi la prevenzione medica, che è fondamentale. Non sono una di quelle che si spiaggia al sole, mai fatto, non adoro il caldo. E poi non mi abbronzo. Una volta sono andata alle Maldive con un ragazzo e lì stavo tutto il giorno in spiaggia. Rientrata in Italia, avevo la ricrescita e presi un appuntamento dal parrucchiere che mi chiese: “Quando vai ad abbronzarti un po’?”. Ero appena tornata, la mia cute non diventa né rossa né nera, rimane com’è. I dermatologi mi hanno detto che non espormi ai raggi solari è stata la mia salvezza. Compiuti 35 anni, andai da Carlo Alberto Bartoletti, guru della medicina estetica che a Roma l’ha portata ad un eccellente livello di popolarità, consentendo di curarsi gratuitamente. Geriatra, si occupava di bellezza. Mi disse “Lei è l’unica paziente che viene a trovarmi così giovane, in America si fa così!”, ed ero davvero carina. Mi consigliò di non prendere mai il sole. Da 5 anni mi sottopongo ad un trattamento laser a infrarossi, che rassoda. E, contro il parere della mia dottoressa, spesso lo faccio due volte all’anno anziché una».

Una donna molto sportiva, la sua routine?
«Un’ora di cyclette al giorno, pesi e camminata veloce di 60 minuti. Avevo iniziato a frequentare un corso di kickboxing sui tacchi con l’istruttore Mattia Faraoni che ho interrotto, purtroppo, a causa del lockdown e del Covid-19. Un allenamento faticoso che però aiuta la postura e a rassodare i glutei. Ed è abbastanza diffuso negli Usa. Poi un’alimentazione sana ed equilibrata. Vivo sui tacchi, mi sono fatta mala solo in un’occasione, distorsione della caviglia, perché non li portavo».

Marta Flavi Da “Il brutto anatroccolo” con Amanda Lear a “Selfie. Le cose cambiano” condotto da Simona Ventura. La sua idea sui programmi tv che consentono di trasformarsi?
«Non li ho seguiti. Conosco “Vite al limite”, quello del cinico professore statunitense, il Dottor Nowzaradan che opera i super-obesi. Va in onda Real Time, canale tematico di Discovery. Negli States ho visto “The Swan” (Il cigno): donne che avevano come unica caratteristica l’altezza e un’età compresa tra i 25 e 35 anni. Brutte, le rifacevano completamente, dai denti ai piedi. Le sottoponevano ad una dieta drastica, le mandavano in palestra e poi le spedivano ad un concorso di bellezza. La vincitrice si aggiudicava 2 milioni di dollari. Da una parte queste trasmissioni vendono pericolosamente un sogno, dall’altra è bene approcciarsi alla chirurgia plastica con consapevolezza. Da piccola ho subito un’operazione al naso, dovrei rifarla ma non ne ho voglia perché non mi sono divertita per niente la prima volta. Non è come farsi le mèches. Non ci si può arrivare perché si guarda un programma in televisione e capire se è una cosa che realmente si desidera, non un semplice capriccio. I canoni estetici cambiano, non bisogna correre dietro alle mode con il rischio dell’effetto framing. I nasi non perfetti oggi sono una tendenza».

Condurrebbe una trasmissione del genere?
«Francamente non mi piacerebbe. Vorrei presentare un programma in cui delle donne assolutamente normali possono migliorare con qualche accorgimento. Come nel caso di difetti fisici gravi, ad esempio il famoso sottogola». (ride, ndr)

Consigli per le più giovani?
«Se hanno qualcosa che veramente dà loro fastidio, allora è bene trovare un rimedio ma senza lasciarsi condizionare dal pressing estetico. Se una mandibola è più grande dell’altra, se non ci si sente a proprio agio con il seno che si ha, in questo caso occorre affidarsi a super-professionisti. Ci sono costi e risultati. Quindi il rapporto qualità-prezzo è fondamentale. E poi, se ci si trucca, con delle piccole correzioni il difetto fisico lieve nessuno lo nota».


Articolo di Claudio Borghese