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Autunno che stress! Impariamo a gestire con calma i nostri impegni ottenendo il massimo dei risultati

Per molti di noi tornare alla normalità dopo la pausa estiva può essere molto faticoso soprattutto se carichiamo di troppe aspettative i mesi autunnali che ci aspettano tra lavoro, famiglia e nuovi amori.

Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con la psicologa, psicoterapeuta e personal coach Paola Pompei per capire come affrontare gli innumerevoli impegni autunnali senza stancarci troppo e dando il meglio di noi stessi.

Dottoressa, l’ansia da prestazione e lo stress da rientro sono problematiche che accomunano la maggior parte di noi quando torniamo alla routine quotidiana dopo l’estate. Quali sono i sintomi e quando preoccuparsi?
“Dobbiamo preoccuparci quando facciamo tanti progetti che poi non riusciamo a concretizzare. Le vacanze estive, così come quelle natalizie, servono a rigenerarci mentalmente e fisicamente. Torniamo alla normalità di tutti i giorni con una rinnovata creatività, buon umore e voglia di fare. Poi nella praticità di tutti i giorni è difficile stare dietro a tutti gli impegni e, stressati, rinunciamo sistematicamente a quello che ci eravamo prefissati con tanto entusiasmo. Un campanello d’allarme che ci avverte che non stiamo conducendo una vita appagante è quando dopo il lavoro torniamo a casa talmente stanchi che non riusciamo a fare altro se non dormire. Dovremmo invece imparare a gestire il tempo in modo più accurato per avere l’energia per stare con i figli, fare sport. Altrimenti non conduciamo una vita equilibrata. Dico sempre che nei limiti del possibile bisognerebbe cercare di fare della propria vita una vacanza. Non bisognerebbe cioè fare una distinzione netta tra il riposo e l’attività lavorativa. Ognuno di noi tutti i giorni dovrebbe ritagliarsi degli spazi di relax, anche brevi, che servono a ricaricarci e a mantenere il focus sui nostri obiettivi. Invece siamo tutti molto distratti, poco attenti alle nostre esigenze più profonde e facciamo spesso delle scelte esistenziali che non vanno bene per noi. Abbiamo spesso paura di deludere ma abbiamo anche il terrore di essere vincenti. Diversi studi dimostrano infatti che le malattie mentali sono molto più frequenti in chi è ricco piuttosto che il contrario. Sembra un paradosso ma la verità è che siamo tutti abituati ad un certo stile di vita. L’abitudine e la ritualità delle azioni che compiamo tutti i giorni ci rassicurano e diventano per noi la normalità. Quando questa familiarità si trasforma abbiamo paura di deludere e soprattutto di non riuscire a reggerla nel tempo. Quando per esempio noi donne siamo attratte da un uomo che ci coinvolge particolarmente, molto spesso accade che rinunciamo per paura del rifiuto. Il no ci spaventa perché lo prendiamo come una sorta di bocciatura come avveniva a scuola. Anche in età adulta le persone continuano a portarsi dietro quel voto scolastico negativo che veniva percepito come dato alla persona e che invece veniva dato al compito in classe. È come se dovessimo ricevere un giudizio per qualsiasi cosa facciamo, come se dovessimo essere sottoposti ad esami più che ad esperienze e tutto questo ci frena. Non capiamo invece che è proprio il metterci in gioco che ci permette di crescere e fare della nostra vita un abito su misura”.
Come si può quindi superare il blocco del nuovo?
“Bisogna imparare a riconsiderare la paura. Siamo troppo abituati a utilizzare la paura come scusante per non affrontare nuove sfide. È necessario trasformare questo sentimento in un motore d’azione, imparando a diventare coraggiosi. La persona coraggiosa non è, come molti credono, quella che non ha paura ma quella che non si lascia frenare dalla paura, che è una cosa ben diversa. È quella che dice “ho paura ma volo, ho paura del rifiuto di quell’uomo ma gli chiedo ugualmente di uscire, ho paura di non essere capace di imparare l’inglese ma ci provo con tutto me stesso”. Per raggiungere un obiettivo ci vuole costanza, pazienza e impegno. Molti invece desistono dopo il primo tentativo fallito e pensano che il risultato non arrivi perché non sono capaci di ottenerlo o peggio ancora credono che chi ha successo lo ha ottenuto con disonestà, trasgredendo alla morale e giocando sporco. Questi pensieri sono negativi e ci bloccano perché agire secondo morale oppure no rappresenta un motivo importante per farci andare avanti o farci desistere. La fiducia in se stessi, la consapevolezza di valere a prescindere dal raggiungimento di quell’obiettivo specifico è la prima arma per sconfiggere la paura”.

In un periodo di forte stress come quello di rientro dalle vacanze estive si perdono molti capelli e le unghie si sfaldano facilmente. C’è una spiegazione scientifica per questo?
“Il rinnovamento fa parte del ciclo naturale della vita. Questo troppo spesso ce lo dimentichiamo, presi come siamo dalla tecnologia, ma la verità è che noi non siamo macchine, siamo esseri viventi che hanno un legame fortissimo con la natura. Per avere capelli più forti bisogna abbandonare quelli più deboli. Il rinnovamento avviene in autunno perché in questo periodo c’è l’abbandono alla forza vitale per andare verso il risparmio energetico dell’inverno. Nella stagione fredda i semi, che vengono coperti dalla neve per poi germogliare di nuovo in primavera, nell’essere umano significano uno spazio di riflessione per poi rinascere. Purtroppo l’essere umano rifugge tutto quello che è meditazione, introspezione mentre il corpo invece ha bisogno di questi momenti per rigenerarsi”.


Gestire i rapporti sentimentali può essere molto impegnativo. Gli amori che nascono d’estate, in un momento quindi di relax, quanto possono causare stress nel momento in cui torniamo ad una vita frenetica?
“Gli amori estivi possono essere un motore rigenerante se si vivono come uno spazio divertimento. Mentre per gli uomini è molto più facile viverli come delle parentesi che finiscono quando terminano le vacanze, non è così per le donne. Loro hanno spesso bisogno di mascherare la relazione con un innamoramento e questo comporta il fatto di sentirsi costrette a stare male per un eventuale abbandono, a cercare di prolungare l’avventura estiva che magari invece è solo quello. Questo tipo di atteggiamento è molto frequente con l’avanzare dell’età quando l’orologio biologico costringe le persone a fare frettolosamente delle scelte perché pensano che non hanno più tempo di trovare la persona giusta. Nel corso della mia vita professionale ho sentito spesso dire “mi sono sposata perché ad un certo punto della vita ci si sposa”. Il matrimonio è purtroppo una aspettativa della società che non sempre è una scelta del cuore”.

Come si fa a capire se un amore estivo è un’avventura o qualcosa di più?
“Qualsiasi amore può diventare un grande amore, dipende da come lo coltivi. Il problema è che molto spesso l’essere umano ha la necessità di inquadrare in schemi consueti la relazione sentimentale. Non viviamo l’amore per quello che è in quel momento ma lo proiettiamo sempre in una realtà troppo virtuale e irrealistica. Per capire se una persona è veramente importante è fondamentale avere comunque una stabilità personale perché sempre di più si tende a confondere l’amore con la dipendenza, che è un’altra cosa”.

Le rivolgo ora una domanda che esula dal tema affrontato ma che noi di Infoestetica facciamo a tutti i nostri interlocutori. Secondo lei la medicina e la chirurgia estetica possono migliorare la vita delle persone?

“Certamente sì purché si ricorra alla chirurgia non per migliorare la propria vita ma la propria forma fisica. Se si raggiungere l’aspetto desiderato poi la vita cambierà in meglio a sua volta. Questo è importante sottolinearlo perché molte persone che si affidano al bisturi credono che le loro gratificazioni, le relazioni interpersonali possono dipendere dall’intervento. Troppe volte ho sentito dire “mi rifaccio il seno così dopo riuscirò a conquistare quell’uomo, mio marito non mi tradirà etc”. Se con un’operazione non riescono a soddisfare l’aspettativa ne fanno un’altra e poi un’altra ancora creando così un circolo vizioso negativo”.
Che tipo di problematiche ci sono in una persona che ricorre al chirurgo per assomigliare alla sua icona o, come spesso sentiamo dire in tv, a delle bambole di plastica?

“Dietro a questo tipo di richieste c’è una forte carenza d’identità. La persona non si sente qualcuno, si sente qualcosa e cerca di farsi accettare dagli altri imitando chi ha già successo. Il ragionamento che si fa è questo: “se quella star è arrivata alla fama, io, essendo come lei, avrò lo stesso destino”. è come se ci fosse un passaggio iniziatico: affronto il dolore dell’intervento per arrivare a diventare qualcuno. Questa è una patologia che va curata, non assecondata come purtroppo invece tendono a fare i media che danno popolarità a chi diventa una caricatura, ospitandolo nei salotti televisivi e facendo passare così il messaggio che per far parlare di sè bisogna diventare una bambola di plastica”.

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Una vita in vacanza. Come vincere lo stress autunnale from PubbliLab on Vimeo.

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di Maria Lucia Panucci