Focus Mastoplastica Additiva

La mastoplastica additiva è uno degli interventi di chirurgia plastica più diffusi e richiesti. Abbiamo chiesto al Prof. Paolo Iannitelli, chirurgo plastico, di rispondere ad alcune domande su questo intervento.

  • Come si svolge la prima visita?

    Generalmente cerco sempre di inquadrare l’intervento chirurgico in modo serio e professionale. Prima di tutto bisogna specificare alla paziente che la mastoplastica additiva è un intervento chirurgico, va fatto da professionisti seri e qualificati in ambiente pulito e adatto, è un intervento che ha la stessa serietà di un qualsiasi altro intervento chirurgico. Questo significa né sottovalutarlo, né sopravvalutarlo.
    Di mastoplastica additiva si parla spesso sui giornali, in tv, a volte a sproposito, a volte con cognizione. Chiedo sempre alle pazienti per quale motivo si sono rivolte a me, qual è il disagio reale che manifestano. Una volta effettuata la visita occorre spiegare alle pazienti alcuni dettagli tecnici, ovvero quali protesi possono essere utilizzate e dove possono essere posizionate. Queste sono le informazioni generali che rispondono ai loro dubbi, perciò occorre spiegare con chiarezza ed esattezza a cosa vanno incontro.


    Le pazienti che si rivolgono a lei, in media, sono già informate sull’intervento?

    Oggi è molto semplice reperire informazioni su qualsiasi intervento chirurgico. Basta scrivere mastoplastica additiva su un motore di ricerca e si accede a video di tutti i tipi, schede informative, esperienze, qualsiasi cosa. Questo secondo me ha dei vantaggi ma anche degli enormi svantaggi. Tra i vantaggi c’è che le pazienti arrivano in studio molto più consapevoli rispetto ad una volta, questo però determina un grande svantaggio quando le pazienti parlano di aspetti tecnici che non sono di loro competenza. Compito ancor più importante del chirurgo è fare chiarezza e, spesso, sfatare dei falsi miti.



  • Si riconosce sempre un seno rifatto?

    Io cerco sempre di utilizzare un mio motto in questo tipo di chirurgia così come in ogni intervento. Io faccio chirurgia delle forme e mai dei volumi. Molto spesso grande non è sinonimo di bello, invece è bello dare forma a ciò che forma non ha. Perciò dobbiamo far capire alle pazienti che le protesi che verranno scelte saranno come un abito cucito su misura. Questa chirurgia è simile all’abito fatto dal sarto. La protesi va "tagliata" sulle forme della paziente. In questo tipo di intervento, al di là delle specifiche tecniche, l’aspetto più difficile è proprio la scelta della protesi.
    Esistono delle misure che il chirurgo prende in fase pre–operatoria e di cui deve tener conto con margini di errore minimi altrimenti si rischia di ottenere quei risultati spesso non eleganti che io evito.



Esistono protesi tonde e protesi a goccia. Da cosa dipende la scelta?

I motivi per cui si sceglie l’una o l’altra non sono facilissimi da spiegare ma si possono riassumere.
Le protesi anatomiche, o a goccia, vengono spesso utilizzate in pazienti molto magre, che hanno perciò una scarsa copertura cutanea, ghiandolare e muscolare sulla protesi. Una protesi a goccia si rende meno visibile ad occhio perché lo stacco tra il torace e l’impianto risulta meno evidente. L’effetto è appunto più naturale ed il seno ha un aspetto meno proiettato rispetto alla protesi tonda.
Le protesi tonde, volendo differenziare il polo superiore da quello inferiore del seno, non hanno differenza tra la parte alta e quella bassa, sono utilizzate per tutte quelle pazienti che chiedono un décolletè un po’ più proiettato, che desiderano un effetto push–up. Sono consigliate a pazienti che hanno una copertura maggiore e che generalmente non sono tanto magre. Questo tuttavia non è sempre vero, i fattori che determinano la scelta sono qui riassunti in modo molto sintetico. Ogni catalogo di protesi include centinaia di tipi diversi per larghezza, proiezione, altezza, peso.

  • Cosa si fa se una paziente non è soddisfatta dell’intervento?

    Esistono tante modalità per poter mimare il risultato di un intervento, ma anche questa è un’arma a doppio taglio perché il risultato mimato al computer è spesso molto finto.
    Esistono aziende che forniscono protesi di prova inserite in t–shirt particolari per dare alla paziente un’idea del risultato prossima alla realtà. È fondamentale fare vedere alla paziente più foto possibile per farle capire quale possa essere il risultato, tenendo conto che questo è determinato dalla somma tra ciò che si ha e ciò che si mette, tra ghiandola mammaria e impianto protesico che andremo ad impiantare.
    Se una paziente è scontenta, bisogna reintervenire, non ci sono alternative. Se si sbaglia una grandezza si può tornare indietro, ma diventa complesso. Un reintervento in linea generale è più semplice di un intervento primario perché la tasca per l’impianto della protesi è già costituita, però dobbiamo in tutti i modi evitare che ciò accada. Dover reintervenire sarebbe una delusione per la paziente, un disagio.



  • Se si esegue un intervento di mastoplastica additiva prima dell’estate quanto tempo deve passare prima di esporsi al sole?

    Questo non è un intervento chirurgico “stagionale” ma può essere eseguito teoricamente in qualsiasi momento dell’anno. Le accortezze, come per tutti gli interventi che prevedono cicatrici, riguardano l’esposizione al sole. Raccomando per i primi 15 giorni di non esporsi al sole, dai successivi 15 giorni in poi ci si può esporre ma bisogna portare il costume e schermare la cicatrice con protezione solare spf 50+. Le cicatrici sono estremamente fotosensibili, il processo di cicatrizzazione dura fisiologicamente circa un anno e se queste vengono esposte al sole possono risultare non belle. Oggi grazie a creme che facilitano la cicatrizzazione e terapie laser che possono essere intraprese dopo l’intervento, le brutte cicatrici sono veramente rare.

    Vai alla scheda medico della Dott. Paolo Iannitelli


di Teresa Peccerillo