Arte

Lady Gaga, “non ho mai creato la fama, la fama ha creato me”

Nel film A Star is Born, il corpo di Lady Gaga si trasforma ancora, questa volta in modo inedito

In origine era semplicemente Stefani Joanne Angelina Germanotta, giovane americana di origini italiane. Poi Lady Gaga esordisce nel 2008 con l’album “The Fame” e all’improvviso diventa famosa grazie a canzoni come Bad Romance, Poker Face, Paparazzi che la consacrano a star mondiale. Artista pluripremiata, conosciuta per le sue performance coinvolgenti e gli abiti eccentrici, nel film A Star Is Born, fa valere anche le sue doti da attrice.

Terzo remake dell’originale del 1937 con Judy Garland, A Star is Born è la storia di Ally, cameriera con la passione per la musica. Scrive canzoni che tiene per sé e di tanto in tanto si esibisce nel locale di un amico. Una sera ad assistere c’è il cantante Jackson Maine che ne rimane affascinato. Nasce una storia di amicizia e d’amore che porterà la ragazza a vincere le proprie paure e mostrarsi sul palco dapprima accanto a lui poi da sola, intraprendendo così una personale scalata verso il successo. Intanto la loro storia viene messa alla prova dalla dipendenza di Jackson da alcool e droghe.

Finzione che si mescola a realtà, alla vera storia di Lady Gaga. Quella che parla di uno sconfinato talento e di un corpo non considerato all’altezza dell’obiettivo. Il naso di Ally è il motivo per cui non viene presa in considerazione dai produttori, troppo grande per una cantante di successo. Stesso motivo per cui i discografici all’inizio della sua carriera, premevano affinché Lady Gaga facesse una rinoplastica per correggere il suo profilo, richiesta a cui la cantante dava sempre la stessa risposta: “amo troppo il mio naso italiano”. Sì perché Angelina già sapeva che sarebbe diventata Lady Gaga, che non voleva essere sexy e bella come tutte le altre perché il suo talento avrebbe trovato il modo di emergere ben oltre l’aspetto fisico.

Il film, prima regia dell’attore Bradley Cooper, qui anche nei panni del co-protagonista Jackson Maine, è un altare alle doti della cantante che esce a testa alta dalla prova, forse la più difficile che abbia affrontato fino ad ora. La sceneggiatura si dipana tra i testi delle canzoni e la trasformazione di Ally da ragazza normale a popstar. Per la prima volta Lady Gaga si mostra sullo schermo spogliata delle maschere da sempre indossate, in un corpo “normale” e autentico, con qualche chilo in più e un profilo imponente. Il risultato è un’opera che si interroga sulle ragioni del successo, indagando seppur in modo superficiale sulle dinamiche dello showbiz che plasmano i corpi degli interpreti a seconda dei desideri del mercato.

La regia di Cooper si ispira molto al lavoro di registi con cui l’attore ha collaborato in passato, tra tutti David O’ Russell che lo ha diretto in Il Lato Positivo e American Hustle. Tra le curiosità legate al film è importante sapere che le scene in concerto sono girate durante esibizioni dal vivo ad importanti festival musicali, come il Coachella 2017 (la scena in cui cantano Shallow) e che il merito delle performance canore di Bradley Cooper va a Lady Gaga che, pare, lo abbia convinto a cantare rinunciando al playback.

Di questo primo lavoro da regista di Bradley Cooper alla fine resta la commozione e la sensazione di aver vissuto una storia intensa, di essere stati in concerto con i protagonisti e, soprattutto, di aver conosciuto un po’ meglio la più enigmatica delle popstar.


di Teresa Peccerillo